05/06/2010, 00.00
ISRAELE
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La marina israeliana pronta ad abbordare il cargo con aiuti per Gaza

Tel Aviv ha ordinato l’attracco al porto di Ashdod, ma la nave irlandese è decisa a superare il blocco. Il 94% degli israeliani concorda con il blocco delle navi, ma il 62% sostiene che andava fatto “in modo diverso”. Fonti dell’esercito: “se non eseguiranno il comando, dovremo arrembare”.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Le navi da guerra israeliane hanno intercettato e seguono da vicino la Rachel Corrie, cargo da 1200 tonnellate carico di aiuti per la popolazione di Gaza. La marina di Tel Aviv è determinata a impedire l’ingresso della nave, che ospita un piccolo gruppo di attivisti fra i quali un premio Nobel. I militari non escludono l’abbordaggio, che potrebbe causare un nuovo spargimento di sangue: il 31 maggio scorso i soldati di Tsahal hanno attaccato un gruppo di navi turche, causando una decina di morti e sollevando le proteste della comunità internazionale.
 
Sulla Rachel Corrie, cargo di proprietà irlandese, vi sono al momento una ventina di persone fra attivisti e membri dell’equipaggio. La nave porta il nome di una studentessa statunitense, morta schiacciata da una ruspa israeliana nel 2003, mentre protestava per la demolizione di una serie di case nella Striscia di Gaza. Le ultime fonti riferiscono che il battello si trova ancora in acque internazionali, ma a poche decine di chilometri dai territori palestinesi.
 
Le persone a bordo della nave umanitaria affermano di essere preparate a una lotta con i militari di Tel Aviv, e aggiungono anche di non avere armi. La Rachel Corrie ha disobbedito all’ordine impartito dall’esercito israeliano, che ha intimato l’attracco al porto di Ashdod. Il tenente colonnello Avital Liebovich ha confermato alla Bbc che “se non eseguiranno il comando, dovremo arrembare la nave”. Il governo israeliano ha anche promesso di consegnare via terra gli aiuti, previa ispezione della merce.
 
I contatti radio con la nave sono oscurati e i passeggeri a bordo non riescono a comunicare con l’esterno. La Rachel Corrie è l’ultimo cargo della Freedom Flotilla decisa a superare il blocco, dopo il blitz di Israele del 31 maggio scorso.
 
Sulla vicenda sono intervenuti anche i governi di Washington e Ankara. Gli Stati Uniti, pur invitando gli attivisti a dirigersi verso il porto di Ashdod, considerano “insostenibile” l’attuale blocco a Gaza, che in tre anni ha ridotto alla fame quasi 1,5 milioni di abitanti della Striscia. Il premier turco Tayyip Recep Erdogan, invece, starebbe valutando l’utilizzo della marina per rompere l’assedio su Gaza.
 
Da un sondaggio pubblicato il 2 giugno scorso dal quotidiano Maariv Daily, su un campione di ebrei israeliani, emerge infine che il 94.8% degli interpellati concorda sulla necessità di fermare le navi. Tuttavia, il 62,7% afferma anche che “andava fatto in modo diverso”.
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