06/11/2024, 08.45
TAGIKISTAN
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La libertà religiosa in Tagikistan

di Vladimir Rozanskij

Mentre il Comitato per gli affari religiosi del Paese rivendica risultati positivi, le organizzazioni internazionali denunciano violazioni verso l'islam radicale, ma anche nei confronti di minoranze come gli Ismailiti, i Testimoni di Geova e i Bahai.

Dušanbe (AsiaNews) - Si è tenuto a Dušanbe un incontro tra i rappresentanti di varie religioni, per discutere sul rispetto in Tagikistan del diritto dei cittadini alla libertà di confessione religiosa. All’incontro era presente il capo del Comitato per gli affari religiosi del Paese, Sulaymon Davlatzoda, che ha affermato come “in questi anni abbiamo ottenuto molti risultati positivi nel campo della libertà di religione, e abbiamo ormai una grande esperienza nella convivenza tra i seguaci di diverse comunità e movimenti religiosi”.

In realtà il Tagikistan è fatto oggetto di critiche frequenti da parte delle organizzazioni internazionali, compresa la commissione del Congresso Usa per la libertà religiosa, per le tante inadempienze nel rispetto di questi diritti e soprattutto per le violazioni dei diritti dei musulmani, la religione maggioritaria del Paese, e le persecuzioni dei Testimoni di Geova. Davlatzoda ha sfidato l’auditorio a “ricordare qualunque esempio di discriminazione per le proprie convinzioni religiose”, riferendosi ai casi di taglio forzato delle barbe o divieti di indossare abiti e attributi religiosi negli uffici statali come “semplici convinzioni personali”, in quanto non si tratta di obblighi di legge, ma “in ogni ufficio ci sono le proprie regole interne, di cui noi non siamo responsabili”.

Queste affermazioni suonano piuttosto ipocrite, considerando la legge firmata a giugno dal presidente Emomali Rakhmon “Sull’ordine delle festività e dei riti” che prevede tra le altre cose il divieto di “introdurre, vendere e portare in luoghi pubblici i vestiti di culture nazionali estranee”. Nella legge non si chiarisce che cosa esattamente si intenda per “abiti che contraddicono la cultura nazionale”, ma tutti i commentatori concordano nell’interpretare queste espressioni come riferite alle fogge musulmane, con la proibizione del hijab o del satr, e la pratica annosa di costringere in vari modi a ridurre la lunghezza delle barbe.

L’organizzazione norvegese non governativa Forum-18 avev segnalato a gennaio una serie di violazioni dei diritti religiosi degli ismailiti, nella regione autonoma del Gorno-Badakhšan. Gli autori del rapporto notavano come dopo le proteste di massa degli abitanti locali nel 2022, le autorità hanno continuato a fare pressioni proprio su questa comunità religiosa, a cui si riferisce in maggior parte la minoranza etnica del Pamir. Sono state effettuate continue perquisizioni e confische di oggetti religiosi legati all’Aga Khan, proibendo le riunioni collettive del namaz anche nelle abitazioni private.

Rimangono formalmente aperti due centri ismailitici a Dušanbe e Khorug (la capitale del Gorno-Badakhšan), dove peraltro è vietato organizzare incontri di istruzione e formazione culturale, permettendo soltanto la celebrazione del namaz sotto stretto controllo. Il capo della comunità ismailitica della capitale del Tagikistan, Makhrambek Makhrambekov, ha dichiarato comunque al forum religioso che “la creazione e le attività di una comunità ismaelita di tendenza sciita a Dušanbe è il risultato di un intenso lavoro per il riconoscimento delle garanzie costituzionali e del raggiungimento dell’indipendenza in campo religioso”.

Mekhranzes Mamadova, seguace della comunità tagica di fede bahá'í, ha affermato che, sebbene lo Stato non ponga formalmente ostacoli alla loro attività, i bahaiti rimangono piuttosto intimoriti e pieni di perplessità di fronte ai comportamenti delle autorità centrali e regionali del Paese, percependo un forte pregiudizio nei loro confronti anche da gran parte della popolazione. Il bahaismo professa l’unità delle fonti di tutte le religioni e l’unione universale dell’umanità, un movimento nato un secolo e mezzo fa in Iran grazie al fondatore Mirzo Husein Ali Nuri, chiamato Bakha-ulla, e raduna oggi oltre 5 milioni di seguaci in 188 Paesi del mondo, mentre in Tagikistan i suoi seguaci sono circa un migliaio e fanno parte delle minoranze religiose, come i cristiani ortodossi e di altre tradizioni, compresi i pochi cattolici e i protestanti.

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