23/08/2023, 09.24
TAIWAN
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La guerra di Taiwan alla plastica

di Alessandra Tamponi

A Taipei l'agenzia per la protezione dell'ambiente è diventata a tutti gli effetti un ministero. Tra le sfide che dovrà affrontare la questione dell'inquinamento: preoccupazione per gli effetti delle microplastiche sui mari e sulla fauna. Nuove misure per promuovere il riciclo degli imballaggi nell'elettronica.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) - Taiwan ha inaugurato ieri il suo ministero per l’Ambiente: quella che era già l'Amministrazione per la protezione dell'ambiente (EPA), è stata promossa infatti a corpo ministeriale completo. Il cambio di status è legato alla campagna di ristrutturazione del governo lanciata lo scorso anno che a maggio 2023 ha poi visto l’approvazione, in terza lettura legislativa, dell'istituzione di un nuovo ministero per rispondere adeguatamente alle sfide del cambiamento climatico e della protezione ambientale.

Ora godrà di un budget maggiore, di un aumento del suo personale, quattro volte superiore a quello originale, e di un’estensione dei suoi poteri, che ne garantiranno una maggiore efficienza in vista degli obiettivi dell’isola. Oggi l'attenzione a Taiwan è rivolta alle strategie future per raggiungere gli ambiziosi obiettivi ambientali nell'agenda politica della presidente Tsai che ha annunciato un obiettivo di zero emissioni entro il 2050.

Tra le priorità figura la battaglia all’inquinamento da plastica: domenica 20 agosto, infatti, una coalizione composta da rappresentanti di diversi gruppi ambientalisti ha invitato l’EPA a definire una tabella di marcia per la riduzione del suo utilizzo e a fornire rassicurazioni sul fatto che onorerà il suo impegno a vietare l'uso di plastica monouso. La richiesta fa riferimento alla promessa formulata da Taiwan già nel 2018 di raggiungere entro il 2030 il divieto totale nell’utilizzo delle plastiche monouso, come buste, cannucce o bicchieri; ad oggi tuttavia l’agenzia non avrebbe proposto misure abbastanza ambiziose per raggiungere questo obiettivo.

Taiwan ha una lunga storia nella lotta alla plastica, iniziata nel 1997 con l’approvazione del “4-in-1 recycling program”, un piano d’azione contenente misure per il riciclaggio dei contenitori, limiti nell’utilizzo dei sacchetti e delle posate. Nel 2002 l’isola era diventata anche una delle prime amministrazioni a mettere in atto misure per imporre limiti e divieti all’utilizzo di sacchetti di plastica gratuiti. Nonostante gli sforzi, tuttavia, per Taiwan quello della plastica resta uno dei problemi di inquinamento maggiori da affrontare. Secondo l’EPA, infatti, ogni persona a Taiwan utilizza ancora 700 sacchetti di plastica all’anno e gli effetti sono particolarmente visibili sia nella zona costiera dell’isola sia tra la sua fauna. Un’indagine di SOW stima che sulle sue coste siano finiti nel tempo circa 7,9 milioni di oggetti del peso di circa 1,1 milioni di chilogrammi, il 91% dei quali composti di plastica. Un inquinamento che ha avuto conseguenze drammatiche anche sulle specie protette nel Paese.

Nel 2022 Greenpeace ha dichiarato infatti che tracce di microplastiche sono state trovate nelle feci dell’orso nero formosano, del cervo Sambar di Formosa, della lontra eurasiatica Kinmen, della martora dalla gola gialla e del gatto leopardo, cinque specie tutte ad alto rischio di estinzione. Per far fronte al problema dei rifiuti e incoraggiare le imprese responsabili della produzione di componenti e prodotti elettronici a incorporare il riciclaggio e il riutilizzo dei materiali nella progettazione dei loro prodotti, a luglio l’EPA ha iniziato a concedere uno sconto 15% sulle tariffe di riciclaggio. Secondo questa politica le imprese i cui prodotti elettronici ed elettrici contengono il 25% o più di plastica riciclata beneficeranno della tariffa verde scontata sulle tariffe di smaltimento.

Sebbene dal 1997 Taiwan abbia enormemente migliorato la sua percentuale di riciclaggio dei rifiuti, arrivando a riciclare il 73% di tutta la plastica, la riduzione dei rifiuti e il loro smaltimento resta una priorità. Taiwan produce circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti all'anno e questo ha reso necessaria la creazione di nuovi inceneritori. Ma i gruppi ambientalisti chiedono al nuovo ministero di affrontare il problema della plastica alla radice e stabilire un limite massimo alla quantità di rifiuti producibili annualmente.

 

Foto: Flickr/midnightbreakfastcafe

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