03/11/2023, 08.50
RUSSIA
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La guerra a Gaza e i (nuovi) pogrom antisemiti nel Caucaso settentrionale

di Vladimir Rozanskij

Il conflitto fra Israele e Hamas ha portato alla “caccia all’ebreo” in Daghestan. Un evento che desta stupore perché non vi erano precedenti significativi in passato di aggressione. I vari gruppi etnico-religiosi della zona hanno convissuto senza mischiarsi, ma evitando di alimentare controversie o tensioni. La memoria stravolta dalla propaganda. 

Mosca (AsiaNews) - I pogrom antisemiti del Daghestan nei giorni scorsi hanno sollevato un certo stupore, non essendoci precedenti particolarmente significativi nella regione di moti aggressivi nei confronti degli ebrei. I dimostranti eccitati cercavano ebrei profughi da Israele negli alberghi e negli aeroporti, senza di fatto trovarne nessuno; perfino sui voli da Tel Aviv c’erano solo cittadini russi o di altra nazionalità, ma nessun israeliano o persona dichiaratamente di nazionalità ebraica. Questo ha fatto sorgere molte domande, mentre il presidente russo Vladimir Putin ha addirittura accusato l’Ucraina e l’Occidente di aver organizzato la provocazione. Tuttavia, altri si sono chiesti quali sono le radici della presenza ebraica nei territori caucasici.

Gli ebrei del Caucaso sono citati perfino nella Cronaca di Nestor, il racconto annalistico delle origini della Rus’ di Kiev. Al suo interno si racconta che il principe Vladimir rifiutò di accettare la religione ebraica proposta dai Khazari perché erano “al di fuori della loro terra promessa”, scegliendo infine il Battesimo bizantino per creare la nuova terra santa di Kiev. In Daghestan, regione dal rilievo geografico complesso, esistono da tempi antichi i Gorskye Evrei, gli “ebrei di montagna”, la cui origine rimane misteriosa, ma non aveva mai dato adito a ostilità etniche estreme.

Gli storici chiamano questo gruppo anche i Taty, secondo una denominazione generica della popolazione di ceppo iranico nella regione caucasica, con un sentore più denigratorio a livello sociale, che determinativo a livello etnico. Indicava i contadini servi della gleba, al servizio dei feudali turchi, accomunati dalla lingua, ma di tradizioni religiose diverse. La maggioranza è sempre stata costituita dai musulmani, e si identifica principalmente nella comunità degli azeri, i “fratelli diversi” degli iraniani. Esistevano anche i “taty armeni”, che usavano un dialetto della stessa lingua, ma professavano la fede cristiana apostolica dell’Armenia. E vi era anche la minoranza ebraica, anch’essa con proprie varianti dialettali, in parte ancora esistente sulle montagne daghestane, tanto da essere i principali testimoni di quel coacervo di espressioni culturali e sociali.

I vari gruppi etnico-religiosi in questa zona sono sempre stati endogeni, cercando di non mischiarsi l’uno con l’altro, ma senza suscitare conflitti. In tempi sovietici sul passaporto si segnalava la nazionalità, e tutti i musulmani della zona venivano segnati come azerbaigiani, mentre i gorskye erano indicati come ebrei, concentrati in quella che è poi diventata la repubblica del Daghestan, prevalendo in numero sugli altri nei villaggi in altura. Fu la politica sovietica del dopoguerra a istillare elementi espliciti di antisemitismo, tanto che nel 1949 un gruppo di intellettuali gorskye chiese chiarimenti alle autorità, assicurando che la radice ebraica non era in contrasto con le linee dell’ideologia sovietica.

Da quel momento sui passaporti tutti gli abitanti della zona sono stati segnati genericamente come Taty, e dal Daghestan tale uso si è applicato anche alle altre repubbliche del Caucaso settentrionale, Cecenia, Kabardino-Balkaria e altri luoghi dove vivevano i gorskye. Questo ha permesso agli ebrei caucasici di vivere relativamente in pace, all’interno di un insieme polietnico che è rimasto piuttosto distante anche dalle guerre cecene scoppiate dopo la fine dell’Urss, e dai tanti conflitti successivi. Fino all’attuale proiezione globale dello scontro tra palestinesi e israeliani, che ha portato alla “caccia all’ebreo” in Daghestan; gli assalitori, ispirati da eventi esterni e lontani in effetti faticavano a trovare ebrei negli alberghi e negli aeroporti, essendo quelli reali distanti e isolati. L’origine degli ebrei gorskye rimane in gran parte un enigma storico, la loro persecuzione odierna non si spiega con fattori locali; la memoria viene stravolta dalla propaganda, da qualunque parte provenga, distruggendo l’armonia di mondi piccoli e grandi a tutte le latitudini, e in mezzo ai continenti.

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