20/02/2009, 00.00
MYANMAR
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La giunta militare birmana contro la “minaccia” delle tv satellitari

Per la dittatura al potere promuovono una cultura “decadente” che mette a rischio il “nazionalismo”. La Cina viene additata come “modello” da imitare perché attraverso la censura “protegge gli interessi nazionali”. Ma i birmani affollano le sale da the per vedere i canali internazionali.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Per la giunta militare birmana la tv via satellitare è una “minaccia decadente” che “mette a rischio il nazionalismo” e intima alla popolazione di “evitare i programmi televisivi via satellite”. Lo riferisce il quotidiano dissidente The Irrawaddy, che riporta una serie di articoli apparsi sui media ufficiali in Myanmar.

Martedì scorso i giornali The New Light of Myanmar, Myanma Alin e The Mirror, controllati dalla giunta militare, hanno pubblicato un editoriale in cui si critica in maniera feroce la tv satellite. “In realtà, i programmi tv via satellite – si legge nell’articolo – hanno il preciso scopo di influenzare [la gente] attraverso l’uso dei media e delle arti”. La dittatura punta il dito contro “certi Paesi” che vogliono “interferire negli affari interni” di altri Stati: essi innescano “problemi politici e dimostrazioni di massa” e demoralizzano “i caratteri”, indebolendo “il nazionalismo”.

La censura della giunta intende colpire soprattutto i notiziari “contrari alla politica governativa”, i quali potrebbero “offendere la cultura della nazione, il suo popolo, le tradizioni e i costumi”. “Se il governo non prende provvedimenti – avverte – la nazione e il popolo potrebbero andare incontro a terribili conseguenze”.

Nell’editoriale si prende a esempio il “modello cinese”, nel quale il governo proibisce ai cittadini di guardare i programmi tv via satellite e controlla le diffusioni – tra cui i contenuti internet – per “proteggere i loro interessi nazionali”.

Nelle settimane successive alla repressione della rivolta dei monaci birmani del settembre 2007, la giunta ha impedito ai cittadini di guardare le tv via satellite, per evitare la diffusione di notizie sui massacri. Tra i canali censurati vi era Democratic Voice of Burma, fondata da dissidenti e con base in Norvegia, insieme ai principali media internazionali fra cui Al Jazeera, Cnn e Bbc.

La dittatura militare, oltre alla propaganda ufficiale diffusa da MrTv e Myawaddy, consente la messa in onda di programmi di intrattenimento, musica e spettacolo. I birmani, la maggior parte dei quali vive in condizioni di povertà e non si può permettere il costo della parabola e dell’abbonamento, affollano le sale da the che diffondono programmi del circuito internazionale. Esclusi i notiziari, sui quali vige una stretta censura.

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