La giunta birmana torna a chiudere le porte del processo ad Aung San Suu Kyi
Ieri, per un giorno, era stata permessa la visita di diplomatici e la presenza di giornalisti. Membri della Nld giudicano la decisone di ieri un gesto di “facciata” che non porterà a un processo “giusto e libero”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Si svolge ancora a porte chiuse la quarta udienza del processo a carico di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione democratica in Myanmar, in programma oggi nel carcere di Insein, a Yangon. Ieri la giunta militare aveva concesso l’ingresso a un gruppo di dieci giornalisti – cinque stranieri e cinque locali – e a rappresentanti diplomatici internazionali.
Una fonte ufficiale birmana spiega che l’apertura del processo era “solo per un giorno”; una decisione presa, probabilmente, per allentare la morsa della diplomazia internazionale che ha condannato l’arresto della “Signora” e ne invoca il rilascio immediato.
I membri della Lega nazionale per la democrazia (Nld), il principale partito di opposizione, giudicano le concessioni della dittatura solo un mero “gesto di facciata”, che non porterà a un processo aperto al pubblico. Win Tin sottolinea che “permettere l’ingresso a giornalisti e diplomatici per un giorno” non significa che il procedimento sia “libero e giusto”.
Aung San Suu Kyi è incriminata per aver ospitato un cittadino americano che si era introdotto nella sua casa, a Yangon, eludendo il serrato controllo della polizia. Secondo la giunta, la Nobel per la pace avrebbe così infranto i termini degli arresti domiciliari – dove ha trascorso 13 degli ultimi 19 anni – che scadono il prossimo 27 maggio. Diversi analisti e oppositori giudicano la vicenda una “montatura” architettata “ad arte” dal regime per escludere la leader della lotta democratica dalle elezioni politiche del 2010.
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