05/02/2010, 00.00
THAILANDIA – MYANMAR
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La giunta birmana specula su 1,3 milioni di lavoratori migrati in Thailandia

di Weena Kowitwanij
I due governi tentano un accordo per chiarire le procedure di registrazione dei cittadini birmani in Thailandia. La giunta birmana ha finora preteso il ritiro della documentazione in patria per monitorare le uscite illegali dal Paese. Minacce alle famiglie dei lavoratori che devono pagare tangenti fino a 2mila dollari per il rilascio di un certificato. Entro il 28 febbraio i migranti dovranno provare la propria cittadinanza, pena l’espulsione dal Paese.

Bangkok (AsiaNews) – Al via in questi giorni le trattative tra governo tailandese e giunta birmana per consentire a oltre 1,3 milioni di lavoratori migranti del Myanmar di provare entro il 28 febbraio la propria cittadinanza alle autorità thai. Ciò per evitare l’espulsione dal Paese e abusi da parte della giunta birmana. Questa  finora ha speculato sulla situazione costringendo i migranti a pagare sino a 2mila dollari in tangenti per il rilascio di un certificato.

“Spetterà al datore di lavoro la registrazione degli impiegati negli uffici distrettuali “, ha affermato Jirasak Sukhonchart, direttore generale del Department of Eployment tailandese durante il recente incontro con il console birmano a Bangkok. “Secondo le nostre fonti – continua - le autorità birmane minacciano le famiglie dei migranti e le costringono a pagare ingenti somme di denaro per il rilascio dei certificati”. Egli dice di aver contattato di persona gli uffici governativi spiegando i fatti riportati dai migranti, in modo da evitare ulteriori abusi.

Win Zeya Tun, console birmano a Bangkok ha affermato: “I lavoratori sono preoccupati soprattutto per l’ortografia dei nomi registrati negli uffici in Myanamar che spesso non corrispondono a quelli depositati in Thailandia. Ciò impedisce loro di varcare il confine”. Il console dichiara di aver siglato con il governo thai un accordo che consentirà ai lavoratori il ritorno in patria pagando solo 4 dollari e 200 dollari per il rilascio dei documenti. 

Nel luglio 2009 la Thailandia ha chiesto ha tutti i lavoratori esteri di certificare la propria cittadinanza entro il 28 febbraio 2010.  E questo per monitorare la situazione all’interno del Paese, dove lavorano oltre ai birmani circa 780mila laotiani e 620mila cambogiani.

Per i cittadini del Myanmar la procedura di certificazione non è mai stata chiara. A tutt’oggi solo 20mila lavoratori hanno provato la loro cittadinanza. Gli accordi tra i due Paesi hanno previsto finora il rilascio da parte del governo birmano di un certificato di cittadinanza per i lavoratori emigrati in Thailandia. Ma i funzionari della giunta pretendono il ritiro dei documenti in patria invece di delegare la procedura alla propria ambasciata. Ciò per poter verificare il numero di persone fuggite in modo illegale dal Paese e imporre loro il pagamento di una tassa aggiuntiva.  Altro problema è invece  la concessione della cittadinanza ai figli dei lavoratori esteri nati in Thailandia. La loro registrazione dipende da quella dei genitori e né il governo del Myanmar né quello thai vogliono riconoscere loro lo status di cittadini.

 

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