01/08/2023, 11.47
MYANMAR
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La giunta birmana concede una grazia ‘di facciata’ ad Aung San Suu Kyi

Secondo alcune fonti l'ex leader del Paese resterà agli arresti domiciliari perché si tratta di un'azione atta a favorire una diminuzione della pressione da parte della comunità internazionale. Il dipartimento di Stato americano ieri ha denunciato l'estensione del periodo di emergenza, che causerà un'ulteriore escalation della violenza. Mentre cresce la fame tra la popolazione, il capo dell'esercito ha aumentato le pensioni dei sostenitori del regime militare.

Yangon (AsiaNews) - La giunta golpista del Myanmar ha deciso di concedere una grazia parziale alla ex leader Aung San Suu Kyi, 78 anni, incarcerata dai militari durante il colpo di Stato del primo febbraio 2021 e condannata a 33 anni di prigione dopo un processo farsa in cui è stata incriminata di diverse accuse, dal possedimento illegale di walkie-talkie alla violazione del segreto di Stato.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce della giunta militare, Zaw Min Tun, la pena del premio Nobel per la Pace verrà ridotta di sei anni, mentre quella del presidente U Win Myint, arrestato anche lui durante il golpe, verrà diminuita di quattro. Insieme a loro sono stati graziati anche oltre 7mila prigionieri politici, ma in passato i militari hanno più volte rilasciato i detenuti in occasione di cerimonie e feste nazionali per riarrestarli subito dopo. Nei giorni scorsi Aung San Suu Kyi era stata trasferita da una prigione della capitale, Naypyidaw, agli arresti domiciliari e secondo una fonte anonima sentita dalla Reuters la “Lady” resterà in detenzione: "Questo è un segnale per la comunità internazionale, ma non è stato fatto nulla di sostanziale", ha detto, aggiungendo che si tratta di "una mossa di facciata".

E infatti non si può parlare di un miglioramento delle condizioni del Paese, in cui da oltre due anni imperversa un brutale conflitto civile, combattuto tra le truppe dell’esercito e le forze della resistenza, composta dalle milizie etniche del Myanmar e dalle Forze di difesa popolare, il braccio armato del Governo di unità nazionale in esilio.

Ieri il capo dell’esercito, il generale Aung Min Hlaing, ha prorogato lo stato di emergenza per altri sei mesi, rinviando ancora una volta le elezioni, che erano previste ad agosto ma che sarebbero in ogni caso risultate una farsa secondo i commentatori. “Al fine di avere un'elezione libera ed equa e anche per poter votare senza alcun timore sono ancora necessarie le misure di sicurezza e quindi il periodo dello stato di emergenza deve essere prolungato", è stato il messaggio diffuso dalla giunta attraverso la TV di Stato. In risposta all'annuncio, il dipartimento di Stato americano ha commentato dicendo che con questa misura l’instabilità e la violenza in Myanmar rischiano di aumentare: “L’estesa brutalità del regime e il disprezzo per le aspirazioni democratiche del popolo birmano continuano a prolungare la crisi”, ha dichiarato il portavoce Matthew Miller.

Mentre in tutto il Paese continuano gli scontri armati, il numero di sfollati interni è salito a quasi 2 milioni, affermano le Nazioni unite, mentre circa 18 milioni di persone, un terzo della popolazione, necessitano di qualche forma di assistenza umanitaria. In base a un rapporto della Banca mondiale del mese scorso, il livello di malnutrizione e fame è in aumento: il 48% delle famiglie contadine ha dichiarato di essere preoccupato di non avere nulla da mangiare, contro circa il 26% dello scorso anno.

Negli ultimi 12 mesi si è verificata una leggera crescita economica, continua il documento, ma questa è stata fortemente disomogenea e le fasce più povere della popolazione stanno più di tutte soffrendo le conseguenze della guerra civile. Nel frattempo, però, il generale Min Aung Hlaing ha deciso di aumentare le pensioni dei funzionari che hanno ricoperto ruoli importanti durante i precedenti governi militari. I beneficiari - che da 2mila kyat ne riceveranno 1,5 milioni (715 dollari) - sono perlopiù ex soldati o sostenitori dell’esercito.

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