La giunta birmana accelera la privatizzazione delle imprese statali
All’asta 110 aziende fra fabbriche, porti, magazzini e cinema di proprietà ministeriali e governative. La dittatura vuole rendere più competitive le imprese in un’ottica di mercato. Le mire della Cina su gas e benzina.
Yangon (AsiaNews) – Il piano di privatizzare le imprese statali in Myanmar andrà avanti a ritmi serrati anche quest’anno. L’annuncio arriva dalla Commissione privatizzazioni che la settimana scorsa ha reso note 110 imprese che verranno battute all’asta. La vendita riguarda fabbriche, porti, magazzini e cinema di proprietà di 11 ministeri e dipartimenti governativi.
Secondo fonti accreditate, ma non ufficiali, nel piano rientrerebbe anche la vendita a società private della rete di distribuzione di carburante. Ipotesi che preoccupa gli analisti per le conseguenze sulla stabilità sociale.
A scopo di rendere più efficienti le proprie industrie nell’ottica di un’economia di mercato, l’ex Birmania aveva introdotto un programma di privatizzazione già nel 1995 che in parte è stato portato avanti attraverso la vendita o la costituzione di joint venture con investitori locali o stranieri. Le imprese in vendita si trovano per lo più nelle divisioni di Yangon, Mandalay, Ayeyawaddy, Bago e nello Stato di Rakhine. La data finale per l’asta è fissata per il 26 febbraio.
Ma quello che gli analisti guardano con più preoccupazione sono le voci sull’intenzione di privatizzare tutte le stazioni di distribuzione di gas e benzina entro il 31 marzo. Per il momento, l’unica certezza è la costituzione dell’Associazione degli importatori e distributori di carburante che gestirà il commercio del carburante, da quasi 50 anni appannaggio esclusivo del regime. A capo della neonata Associazione siederà Tay Za, uno degli oligarchi più legati alla giunta birmana e colpito dalle sanzioni Onu.
I media cinesi - che seguono con attenzione la vicenda vista la sete energetica del loro Paese – danno per scontato il piano e parlano di “un’iniziativa importante che apre la strada al libero commercio di benzina e diesel, mettendo fine a un sistema di vendita al cittadino basato sulle razioni e le quote fisse”. Secondo il ministero dell’Energia, in tutto il Paese sono presenti oltre 250 stazioni di benzina.
La privatizzazione, però, potrebbe comportare un drastico aumento del prezzo dei carburanti nella vendita al pubblico. Ad agosto 2007, la decisione del regime di raddoppiare i costi di benzina, diesel e gpl è stata la miccia che ha fatto esplodere proteste pacifiche guidate dai monaci, finite poi in un bagno di sangue.
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