La giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria
Città del Vaticano (AsiaNews) - Una giornata di preghiera e digiuno è stata lanciata da papa Francesco per quest'oggi, per la pace in Siria, in Medio oriente e nel mondo e contro ogni intervento militare in Siria. Il culmine di questa giornata sarà la veglia di preghiera a cui parteciperà lo stesso pontefice, in piazza san Pietro a partire dalle ore 19 (ora locale).
All'Angelus di domenica scorsa, Francesco aveva detto che "il grido della pace... sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno". Il suo desiderio che "scoppi la pace" in Siria e nel mondo attraverso questa giornata di preghiera e digiuno, è stato accolto da cristiani di altre confessioni, da comunità musulmane e di altre religioni e anche da atei.
La veglia, con momenti di preghiera, canto e silenzio, durerà almeno fino alle 23. All'inizio è prevista l'intronizzazione dell'icona di Maria, Salus populi romani e regina della pace, anche perché l'indomani è la Natività della Madonna, una festa molto cara a cattolici, ortodossi e musulmani.
Seguirà la preghiera del rosario, i misteri della gioia, che il papa ha voluto siano preceduti da brevi frasi di santa Teresa di Lisieux.
Dopo la preghiera mariana, vi sarà l'intervento del pontefice, a cui seguirà l'adorazione eucaristica, inframezzata da preghiere dei papi per la pace, letture bibliche e patristiche. È prevista la presenza di cinque famiglie, da Siria, Egitto, Terra Santa, Stati Uniti e Russia, per l'offerta dell'incenso.
Nei giorni scorsi papa Francesco ha scritto al presidente russo Vladimir Putin e al G20 per scongiurare un attacco militare contro la Siria che potrebbe portare a una deflagrazione della regione, con nuovi dolori per le popolazioni del Medio oriente. Egli ha anche chiesto con forza che la comunità internazionale si risvegli "dall'inerzia" e attui una conferenza di pace per la Siria. Egli, pur condannando l'uso di armi chimiche, ha chiesto che gli Stati "abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare".
Il governo degli Stati Uniti è il più deciso ad un attacco militare contro la Siria perché colpevole di aver usato armi chimiche contro la popolazione. Al G20 il presidente Barack Obama ha cercato di radunare attorno a sé gli alleati per un attacco, anche senza una risoluzione dell'Onu.
Fino ad ora egli ha solo l'appoggio pieno del presidente francese. Ma ha ottenuto un appoggio di massima di 10 Stati per una generica "forte risposta internazionale" contro l'uso di armi chimiche da parte di Damasco. I firmatari sono: Gran Bretagna, Australia, Canada, Francia, Italia, Spagna, Giappone, Corea del Sud, Arabia saudita, Turchia. Altri tradizionali alleati degli Usa, come Germania, Messico e Unione europea non hanno firmato.
Da parte sua la Russia, che mette in dubbio le responsabilità della Siria sull'uso delle armi chimiche, rimane contraria all'attacco militare e ha l'appoggio di Cina, India, Indonesia, Argentina, Brasile, Sudafrica e Italia.
Intanto, in preparazione a un possibile attacco Usa e a possibile risposte contrarie, si ammassano navi da guerra americane, francesi, russe e iraniane.
Barack Obama ha chiesto al Congresso Usa - che comincia a radunarsi a partire dal 9 settembre - di esprimersi sull'attacco; il suo staff e lui personalmente sono impegnati a fare lobby per spingere i parlamentari a un voto favorevole. Ma la Chiesa cattolica statunitense e la maggioranza della popolazione (almeno il 60%) sono contrari ad ogni azione militare.
26/04/2018 08:47