15/07/2024, 07.57
TURKMENISTAN
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La dura vita dei migranti interni del Turkmenistan

di Vladimir Rozanskij

Nonostante la ricchezza delle sue risorse energetiche, per cui riceve miliardi di dollari dall’esportazione, il Turkmenistan continua ad attraversare una gravissima crisi economica interna. E con le maggiori difficoltà ad emigrare in altri Paesi i migliaia dai villaggi si accalcano nella capitale in cerca di lavoro. Con la polizia che si accanisce contro i "vagabondi".

Ašgabat (AsiaNews) - Molti turkmeni abitanti dei velayati (regioni) più periferici si recano nella capitale Ašgabat come migranti lavorativi interni, sempre più negli ultimi tempi per le difficoltà a recarsi all’estero, cercando lavoro nei servizi comunali e nei condomini, in condizioni estremamente difficili, come racconta un servizio di Radio Azatlyk. Spesso diverse famiglie sono costrette a dividere piccole stanze singole negli ostelli e ripari di fortuna.

Gli ostelli sono organizzati dall’amministrazione della capitale, e in una sola stanza si accalcano due-tre famiglie, genitori e figli compresi. Chi riesce a trovare posto in queste strutture riceve il permesso di lavorare come spazzini o addetti alle pulizie di vari edifici, mentre per trovare una stanza in edifici privati bisogna pagare almeno mille manat (oltre 250 euro). Nell’ostello della via Sabyr Ataev ci sono oltre 100 persone di 30 famiglie in una decina di stanze, alcuni cercano di arrivare da soli, lasciando la famiglia a casa.

Il bagno dell’ostello è unico, e davanti ad esso si accalca una lunga coda per tutta la notte fino alla mattina presto, uomini, donne e bambini. In altre strutture si arriva al massimo a due bagni per ogni piano, ma spesso ne funziona uno solo, e gli altri sono “chiusi per restauro”. In tutto l’edificio si diffondono odori piuttosto sgradevoli, e alle richieste di intervento dell’amministrazione spesso non si riceve alcuna risposta.

Nonostante la ricchezza delle sue risorse energetiche, per cui riceve miliardi di dollari dall’esportazione, il Turkmenistan continua ad attraversare una gravissima crisi economica interna. La disoccupazione non accenna a diminuire, e i cittadini turkmeni non sanno più davvero da che parte girarsi per trovare una soluzione. Oltre alla capitale, si accalcano migranti interni da tutti i paesi nelle città più grandi, cercando cantieri edili, lavori di custodia e servizio non qualificato di ogni genere.

Quando poi si preparano grandi festeggiamenti pubblici, che da queste parti sono abbastanza frequenti per celebrare le magnificenze del potere e la grandezza dello spirito patriottico, i migranti interni vengono rispediti a casa in massa per “rafforzare le misure di sicurezza” ad Ašgabat e nelle altre città, sotto forma di “ferie non pagate”. Quelli che non fanno a tempo a tornare vengono trattenuti per “violazione dell’ordine pubblico” e costretti a pagare delle forti multe. I poliziotti in queste occasioni fanno ronde continue per le strade, controllando i documenti di tutti i passanti e accompagnando gli “estranei” alle fermate del treno o dei bus.

Nei giorni di festa devono scendere in piazza soltanto “persone ben vestite” che mostrino sentimenti di “gioia e felicità per la vita”, e chi gira in vestiti consunti e strappati viene fermato e mandato il più lontano possibile. Si fermano anche i cantieri di nuovi ospedali, scuole e altri grandi edifici, per evitare di trovarsi davanti a muratori sporchi e facchini sudati. I vagabondi peggiori, che dormono per strada in abiti di fortuna, vengono inviati come “forza lavoro gratuita” nelle fattorie di provincia.

I senzatetto sono spesso una categoria derivata dai migranti interni, e non avendo una residenza specifica sono totalmente alla mercè dell’arbitrio delle forze dell’ordine e delle amministrazioni. Spesso è sufficiente indossare per strada un vestito strappato per essere indentificato come vagabondo, anche se si afferma di avere un lavoro, e si cerca di mandare ai lavori agricoli forzati quelli più sani che si riesce a fermare. Tra coloro che finiscono in mano ai poliziotti spesso ci sono i facchini dei mercati, tra i più sporchi a livello esteriore e meno garantiti dai datori di lavoro.

Molti migranti si portano le mogli e i figli non tanto per sfamarli e curarli insieme a loro, ma per avere qualcuno che li difenda dall’arbitrio del potere, l’unica vera legge del Turkmenistan.

 

Foto: Flickr / Stefan Krasowski

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