25/10/2004, 00.00
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La dottrina sociale, guida per i cattolici nel mondo globalizzato

Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa mostra che la fede è un fatto sociale, non intimistico. Impegno dei cristiani su vita, famiglia, economia, ecumenismo. Precisazioni su guerre preventive e pena di morte.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Uno strumento "per il discernimento morale e pastorale dei complessi eventi che caratterizzano i nostri tempi; una guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e scelte tali da permettere di guardare al futuro con fiducia e speranza; un sussidio per i fedeli sull'insegnamento della morale sociale". E' il Compendio della dottrina sociale della Chiesa cattolica, nelle parole del cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, che l'ha presentato questa mattina.

Il documento è diviso in un'introduzione e tre parti: la prima, composta di quattro capitoli, tratta dei presupposti fondamentali della dottrina sociale – il disegno di amore di Dio per l'uomo e la società, la missione della Chiesa e la natura della dottrina sociale, la persona umana e i suoi diritti, i principi e i valori della dottrina sociale -; la seconda parte, composta di sette capitoli, tratta i contenuti e i temi classici della dottrina sociale – la famiglia, il lavoro umano, la vita economica, la comunità politica, la comunità internazionale, l'ambiente e la pace -; la terza parte contiene una serie di indicazioni per l'utilizzo della dottrina sociale nella prassi pastorale della Chiesa e nella vita dei cristiani, soprattutto dei fedeli laici. La conclusione, intitolata "Per una civiltà dell'amore", esprime l'intendimento di fondo di tutto il documento, che è composto da 320 pagine di contenuto, 25 di indice dei riferimenti, 156 di indice analitico, 13 di indice generale.

L'obiettivo del Compendio, indicato dal cardinale: "promuovere un nuovo impegno capace di rispondere alle esigenze del nostro tempo e misurato sui bisogni e sulle risorse dell'uomo, ma soprattutto l'anelito a valorizzare in forme nuove la vocazione propria dei vari carismi ecclesiali in ordine all'evangelizzazione del sociale", evidenzia una concezione che rifiuta l'idea di religione come un fatto privato ed intimistico, privo di rilevanza sociale. Di qui la contestazione del tentativo del "laicismo intollerante" di "relegare la Chiesa in sacrestia". "Le sempre rinascenti accuse di interferenze politiche ogni volta che la Chiesa alza la voce perché i diritti dei più deboli ed indifesi siano garantiti anche dalle leggi degli Stati; l'ostracismo in alte istanze contro chi professa apertamente eppur senza fondamentalismi o integralismi i principi cristiani li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni".

Se il Compendio, per sua natura, esamina tutti i campi dell'agire umano che ricadono sotto le possibili previsioni della dottrina sociale, appare come un segno dei tempi lo spazio che viene dato alle problematiche della famiglia che appare una "questione sociale" tipica del nostro tempo. Si parte, quindi, dalla tutela del matrimonio, con un netto "no" al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. "Se dal punto di vista legale il matrimonio tra due persone di sesso diverso fosse solo considerato come uno dei matrimoni possibili, il concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune. Mettendo l'unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in contraddizione con i propri doveri". C'è quindi la previsione non solo della tutela che lo Stato "deve" alla famiglia, ma anche il principio che essa va promossa, riconoscendo i diritti a fondarla, a viverci, a vederle riconosciuto il ruolo di comunità educante. Ma anche a garantirle la possibilità di vivere degnamente, riconoscendone, e quindi difendendone, anche il ruolo economico.

Nel Compendio c'è anche, naturalmente un largo spazio dedicato all'economia, a partire però dall'affermazione che "la ricchezza esiste per essere condivisa" e che "anche se va riconosce la "giusta funzione del profitto",  è "immorale ogni forma di indebita accumulazione, perché in aperto contrasto con la destinazione universale assegnata da Dio Creatore a tutti i beni". L'impresa deve quindi "caratterizzarsi per la capacità di servire il bene comune della società", senza dimenticare gli "autentici valori che permettono lo sviluppo concreto della persona e della società". Si riconosce poi il "ruolo fondamentale svolto dai sindacati dei lavoratori", (ma è "inaccettabile" la lotta di classe) e si sottolinea la solidarietà tra i lavoratori nell'epoca della globalizzazione, nella quale "cambiano le forme storiche in cui si esprime il lavoro umano, ma non devono cambiare le sue esigenze permanenti, che si riassumono nel rispetto dei diritti inalienabili dell'uomo che lavora", sia nei Paesi sviluppati, sia quelli del Terzo mondo.

Nessuno spazio, poi, al terrorismo, che "va condannato nel modo più assoluto. Esso

manifesta un disprezzo totale della vita umana e nessuna motivazione può giustificarlo, in quanto l'uomo è sempre fine e mai mezzo". Meno che meno a quello che invoca a sua giustificazione il nome di Dio. "E' profanazione e bestemmia proclamarsi terroristi in nome di Dio". Per questo, secondo la dottrina cristiana, "definire martiri, coloro

i quali muoiono compiendo atti terroristici è stravolgere il concetto di martirio, che è testimonianza di chi si fa uccidere per non rinunciare a Dio e al Suo amore e non di chi uccide in nome di Dio".

Il Compendio infine appoggia chi si mobilita contro la pena di morte, della quale ribadisce l'inutilità, pur non mettendola, come già il Catechismo, esplicitamente al bando. Il testo inoltre conferma la condanna della "guerra preventiva", ammessa soltanto se ci sia pericolo evidente di essere aggrediti e comunque con "legittimazione Internazionale".

Il cardinale Martino ha infine voluto sottolineare che il documento viene proposto anche come strumento per alimentare il dialogo ecumenico ed interreligioso dei cattolici con tutti coloro che desiderano sinceramente il bene dell'uomo. Si afferma, infatti, al n. 12 che "Questo documento è proposto anche ai fratelli delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali, ai seguaci delle altre religioni, nonché a quanti, uomini e donne di buona volontà, si impegnano a servire il bene comune». La dottrina sociale ha, infatti, una destinazione universale oltre a quella, primaria e specifica, ai figli della Chiesa. La luce del Vangelo, che la dottrina sociale riverbera sulla società, illumina tutti gli uomini: ogni coscienza e intelligenza sono in grado di cogliere la profondità umana dei significati e dei valori espressi in questa dottrina e la carica di umanità e di umanizzazione delle sue norme d'azione". (FP)

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