La crisi economica rischia di mandare l’Azerbaigian in recessione
Baku (AsiaNews/Agenzie) – La crisi economica occidentale, con la attesa contrazione del settore petrolifero, rischia di far rallentare di due terzi la crescita dell’Azerbaigian, se non saprà espandersi in altri settori. Ma per questo avrà bisogno di aiuti esteri. Lo afferma il Fondo monetario internazionale (Fmi) in un rapporto del 13 maggio.
Il Fmi prevede che, in campo internazionale, diminuirà la domanda nel settore petrolifero e scenderanno i prezzi, come già avviene. Stima che un prevedibile declino di solo il 10% del settore petrolifero, potrà far crollare la crescita economica del Paese dal +9,3% del 2009 a circa il 2,7% nel 2010.
La crescita azera da anni è trainata dal settore energetico, mentre nei settori non energetici c’è stata una crescita complessiva di solo il 3% nel 2009 (era stata il 16% nel 2008). Per consentire una ripresa negli altri settori, il Fmi consiglia al governo di stimolare il settore privato “tramite facilitazioni per il commercio, modernizzazione di imposte e dazi e riducendo i monopoli”.
Ma il governo appare muoversi in altra direzione: appena il 15 aprile il presidente Ilham Aliyev ha commentato che il Paese “dimostra una crescita stabile” e di recente ha annunciato aumenti negli stipendi statali, peraltro senza precisarli. Il presidente del Comitato statale statistiche Arif Valiyev ha indicato che “il Prodotto interno lordo è cresciuto del 5% nei primi 4 mesi 2010, rispetto all’aprile 2009” e che gli investimenti esteri sono aumentati del 67% nel primo trimestre 2010.
Esperti osservano che il governo non ha però sostenuto tali cifre con dati dettagliati e che appare chiedere un forte aiuto dalle istituzioni internazionali. Il ministro per lo Sviluppo economico Shahim Mustafayev il 19 maggio, parlando ai direttori esecutivi della Banca europea per le ricostruzioni, ha chiesto che svolgessero “un ruolo attivo a sostegno del settore privato del Paese”. Per il 31 maggio è attesa una visita di 9 dei 23 direttori esecutivi dell’ente.
Analisti commentano che negli anni passati i gruppi al potere hanno mirato soprattutto a consolidare posizioni egemoniche monopoliste, a scapito dello sviluppo dell’impresa privata.
Rasim Huseynov, vicepresidente del Centro per ricerche economiche, gruppo privato di esperti, commenta all’agenzia Eurasianet che il governo ha promosso lo sviluppo di telecomunicazioni, turismo e piccole e medie imprese, ma il settore non-petrolifero “costituisce tuttora non più del 5% delle esportazioni del Paese”. Il rischio è che, senza una robusta crescita negli altri settori, il Paese può trovarsi addirittura in recessione nel 2011. Già ora parte della popolazione ha problemi di sussistenza.