29/09/2005, 00.00
CINA
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La corruzione minaccia il potere del Partito comunista cinese

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Durante il periodo delle riforme economiche la corruzione in Cina è cresciuta così tanto da minacciare la legittimità del governo guidato dal Partito comunista. Lo dice oggi in un documento l'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd), organismo di livello mondiale leader nel settore delle analisi economiche.

La corruzione rappresenta al momento fra il 3 ed il 5 % dell'intero Prodotto interno lordo (Pil) del Paese: all'incirca fra i 409 ed i 683 miliardi di yuan (fra i 40 ed i 68 miliardi di euro) nel 2004. "Il grande sviluppo della corruzione – dice Janos Bertok, co-autore del documento – è stato fra il 1987 ed il 1992, periodo collegato al processo di transizione economica del Paese". "Per il resto degli anni '90 – continua - la corruzione si è fermata ma, con la ripresa dell'economia, sono cresciute anche le opportunità per la corruzione".

Il governo è "consapevole" del fatto che la corruzione può minare la sua legittimità al potere e cerca di prevenire il dilagare del fenomeno e punire i colpevoli. Secondo la pubblicazione – che cita statistiche governative cinesi - fra il 1993 ed il 1997 Pechino ha investigato su 387.352 casi di corruzione che hanno coinvolto 54.805 rappresentanti governativi.

La pubblicazione è stata presentata nel corso del simposio internazionale "Le iniziative anti-corruzione per l'Asia ed il Pacifico" sponsorizzato dall'Asian Development Bank, l'Oecd ed il governo cinese. "Pechino era ansiosa di ospitare l'incontro – dice Frederic Wehrle, coordinatore delle iniziative anti-corruzione dell'Oecd e co-autore del testo – perché cerca la collaborazione degli altri Paesi per rimpatriare i suoi ufficiali che sono fuggiti via con grandi somme, frutto di tangenti e corruzione". La Cina ha infatti accordi per il rimpatrio con 19 nazioni, ma non con Canada e Stati Uniti, dove hanno trovato rifugio diversi membri corrotti.

Solo nella prima metà del 2003 più di 8.300 membri del Partito e del governo sono fuggiti ed altri 6.500 spariti nel nulla per evitare processi per corruzione e appropriazione indebita. Sempre secondo il rapporto circa 2/3 di coloro che sono fuggiti all'estero erano manager di alto livello di industrie statali . Si suppone che siano stati sottratti alla Cina in questo modo fra gli 8,75 ed i 50 miliardi di dollari americani.

"La corruzione ad opera dei pubblici ufficiali – si legge in conclusione – o dell'elite politica è vista come un serio danno che mette in pericolo la stabilità del governo e del Partito Comunista cinese. Non si sa se gli sforzi commessi contro questo fenomeno porteranno i loro frutti a Pechino".

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