La conversione di Manisha, nata nel giorno della Madonna
Mumbai (AsiaNews) - "È come se Dio sia venuto a cercarmi, in ogni momento della mia vita, incoraggiandomi e confortandomi attraverso la Sua Parola". A parlare è Manisha Ansurkar, 25 anni, che nella notte di Pasqua riceverà il battesimo e diventerà cristiana, dopo aver seguito il cammino di catecumenato per due anni. Nata da una famiglia indù l'8 settembre 1987, giorno della festa della Natività di Maria, la sua esistenza è segnata da lutti e gravi malattie sin da quando è piccola: a cinque anni perde sua madre, seguita sette anni più tardi dalla sorella maggiore, Meenashi, che scompare a soli 16 anni per una malattia.
In seguito alla morte della sorella, il padre si risposa e si immerge di più nella cultura e nelle tradizioni indù. Manisha descrive la sua famiglia come "non molto religiosa, anche se costante nel praticare i rituali quotidiani". È lo stesso per lei: "Non seguivo nessuna regola, e a stento andavo al tempio o mi dedicavo alla preghiera". A 18 anni subisce un nuovo colpo: il padre si ammala in modo molto grave, e lei e i suoi cari affrontano grandi difficoltà economiche. "Sapevo - ricorda - che la novena di Nostra Signora del perpetuo soccorso, alla chiesa di S. Michele a Mahim, era considerata miracolosa. Così vi ho partecipato, pregando la Madonna di salvare la vita di mio padre".
Le sue preghiere vengono ascoltate: a poco a poco il padre migliora, fino a guarire del tutto. La vita torna alla normalità. "Dopo tutto questo bene però - confessa - non ho più pregato. Ero troppo impegnata con la mia vita di sempre. Avevo dimenticato come Dio aveva ascoltato le mie preghiere, dandomi quello che avevo chiesto".
La svolta avviene qualche tempo dopo: "Gesù è tornato a cercarmi, portando nella mia vita la persona migliore del mondo, il mio futuro marito Remeth Lobo, un cattolico". I due si sposano nel 2011, con la benedizione del padre e della matrigna di Manisha. È Rebeth ad avvicinarla al cattolicesimo: "Anche se non ero certa di voler seguire Gesù, avevo fiducia in Lui. Ho iniziato a conoscerlo meglio e mi meravigliavo di come qualcuno avesse potuto rinunciare alla propria vita per noi peccatori. Come ha potuto Dio sacrificare suo Figlio per persone che a stento lo ascoltavano? Ho capito che il Signore aveva un piano per me, e ho iniziato il cammino di catecumenato".
"Dover onorare tante divinità - spiega Manisha - mi ha sempre confuso, era qualcosa che mi lasciava spossata, insoddisfatta e irrequieta. Credere in un solo Dio invece mi ha reso più forte e ha sanato il mio spirito".
"La promessa della risurrezione dei morti - continua - ha trovato un posto speciale nel mio cuore, perché incontra uno dei miei desideri più grandi: riunirmi in Paradiso con mia madre e mia sorella. Anche il mio nome, Manisha, significa 'desiderare'. Tutto questo mi dona speranza e pace". Senza saperlo, nota, "sono testimone dell'amore di Dio da quando sono nata. Il Signore ha scelto di farmi nascere nel giorno della natività di Maria, per proteggermi sotto il suo manto materno. Questi sono è la saggezza e l'amore che Dio nutre per me".
17/04/2019 11:16