04/02/2025, 08.45
RUSSIA
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La città siberiana di Irkutsk, una 'Russia in miniatura'

di Vladimir Rozanskij

Celebrati i 75 anni della grande centrale idroelettrica voluta da Stalin, tuttora la seconda più grande della Russia. Fin dal Settecento qui i missionari ortodossi avevano avviato scuole per l’istruzione religiosa e culturale dei popoli siberiani. Ma è anche sede della diocesi cattolica di San Giuseppe al servizio delle comunità eredi dei polacchi qui deportati dopo le sommosse anti-imperiali dell'Ottocento.

Mosca (AsiaNews) - Ad oltre 5mila chilometri da Mosca, sulla Bolšaja Rečka, il “Grande Fiumiciattolo” che costituisce il principale affluente del grandioso lago Bajkal in Siberia, giusto 75 anni fa fu costruita la prima grande centrale idroelettrica siberiana nella città di Irkutsk, capoluogo e sede arcivescovile sia ortodossa sia cattolica. Si sono tenute in questi giorni diverse manifestazioni per ricordare quell’evento di fine gennaio 1950, una delle grandi opere dell’Unione Sovietica di Stalin, ricordando le parole del poeta Aleksandr Tvardovskij composte per l’occasione della regolazione del flusso dell’altro fiume Angara, l’unico che sorge dal Bajkal, La distanza oltre la distanza, in cui si alzano le onde delle “acque che non volevano rimanere ferme / dopo secoli di corsa sulle distanze infinite”.

Irkutsk, fondata a metà del Seicento come avamposto commerciale per l’esazione dei tributi (pagati in pellicce) dalle tribù buriato-mongole della zona, è diventata quindi una delle città più importanti della Siberia. Lo sviluppo del commercio e delle relazioni, insieme alle notevoli migliorie urbanistiche già prima dei tempi sovietici, le avevano meritato la nomea di “Parigi siberiana”, e le deportazioni zariste e sovietiche hanno aumentato di molto il numero dei suoi abitanti. Quando poi fu costruita la diga sull’Angara, il livello del Bajkal si alzò di circa un metro, diventando di fatto la riserva “marittima” di Irkutsk.

Il lago è stato posto sotto la tutela dell’Unesco come patrimonio dell’umanità nel 1996, e fa parte delle “Sette meraviglie” della Russia votate agli inizi degli anni Duemila in un grande concorso televisivo. Con i suoi 1.642 metri di profondità massima è il lago d’acqua dolce più profondo del mondo, e quello con il volume maggiore, contando i 31.722 chilometri di estensione, il secondo al mondo dopo il lago Tanganica, che lo rende simile a un mare. Irkutsk è di fatto la diga che regge e controlla questa enorme distesa acquatica, che unisce le parti dell’intera Siberia in una speciale versione della “unica Russia indivisibile”.

La centrale idroelettrica di Irkutsk è ancora oggi la seconda più grande della Russia, dopo quella Sajano-Sušenskaja sul fiume siberiano dello Enisej, iniziata nel 1963 e di fatto conclusa soltanto nel 2000 con grandi difficoltà, e un’avaria catastrofica nel 2009. Si dice che quella di Irkutsk “racchiude in sé lo spirito libero della Siberia”, e del resto è una delle poche in Russia che non appartiene allo Stato, anche se in questa fase di nuove privatizzazioni putiniane non si sa quanto rimarrà in mano alla holding privata Bajkalskaja, che ha di recente cambiato nome come EvroSibEnergo, e in seguito alla guerra con l’Europa dovrà ulteriormente rinominarsi.

Gli irkutiani sanno bene che la compagnia è la vera padrona della città, come si è organizzata dai tempi delle liberalizzazioni eltsiniane, e gli oligarchi che la dirigono si sforzano di mostrarsi massimamente leali al patriottismo putiniano. L’acqua della centrale serve non solo per soddisfare le esigenze della popolazione, ma soprattutto per la produzione di alluminio, che continua ad assicurare grandi profitti.

Irkutsk fu nel 1918 la città “colomba della rivoluzione siberiana”, da allora particolarmente cara al potere sovietico, e da essa uscì il leggendario Damdin Sukhe-Bator, la guida della rivoluzione mongola del 1921, detto anche il “Lenin mongolo”. Importante è anche la locale università, aperta già nel 1878 dopo che fin dal Settecento i missionari ortodossi, come il vescovo Innokentij, avevano iniziato le scuole per l’istruzione religiosa e culturale dei vari popoli siberiani. Qui vennero deportati molti polacchi dopo le sommosse anti-imperiali del 1830 e del 1863, lasciando un’importante eredità di comunità cattoliche nella zona, per questo chiamata anche la “Polonia siberiana”, con l’attuale diocesi di san Giuseppe guidata dal vescovo bielorusso Kirill Klimowicz, il cui territorio la rende la più estesa del mondo cattolico. Con tutte le sue storie, le sue opere e le sue numerose personalità, Irkutsk viene chiamata quindi anche la “Russia in miniatura”, sempre più avanti del resto del Paese, verso un futuro dai confini ancora sconosciuti.

 

Foto: Flickr / Marco Fieber

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