07/03/2025, 12.28
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La 'battaglia delle lingue' tra il Tamil Nadu e il governo del BJP

Respinta la politica delle tre lingue imposta da Delhi, riaccendendo lo scontro sulla diffusione dell’hindi nelle scuole. Il blocco dei fondi federali alla base delle tensioni. Nel frattempo il chief minister M.K. Stalin ha rilanciato la questione annunciando un premio da 1 milione di dollari per chi decifri la scrittura della Valle dell’Indo, nel tentativo di rafforzare l'identità dravidica dello Stato.

Chennai (AsiaNews) – La tensione tra il governo centrale guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP) e il governo del Tamil Nadu, sotto la leadership del Dravida Munnetra Kazhagam (DMK), è nuovamente esplosa sulla questione dell’imposizione della lingua hindi. Al centro della disputa c’è la Nuova politica dell’istruzione (NEP) 2020, che introduce una formula a tre lingue e promuove l’apprendimento di hindi, inglese e una sola lingua regionale, in un Paese in cui sono riconosciute 22 lingue ufficiali e si parlano decine di migliaia di dialetti.

Il Tamil Nadu, storicamente contrario all’imposizione dell’hindi, ha sempre adottato un sistema basato su due lingue: tamil e inglese e il chief minister locale, M.K. Stalin, ha rifiutato la NEP, ritenendolo un tentativo di imposizione linguistica da parte del BJP.

In risposta, il governo centrale ha bloccato 20 miliardi di rupie destinati all’istruzione del Tamil Nadu fino a quando non adotterà la NEP nella sua interezza. Stalin ha definito questa decisione "una palese violazione del federalismo cooperativo", mentre il ministro dell'Istruzione del Tamil Nadu, Anbil Mahesh Poyyamozhi, ha sottolineato che il ritiro dei fondi avrà un impatto su quattro milioni di studenti e 32mila insegnanti.

Le tensioni si sono riflesse anche in alcune proteste di manifestanti. Due settimane fa, attivisti pro-tamil hanno vandalizzato le scritte in hindi alla stazione ferroviaria di Pollachi, in segno di resistenza alla politica linguistica del BJP. Il DMK ha organizzato diverse manifestazioni contro la NEP e il vice primo ministro Udhayanidhi Stalin ha persino avvertito che il Tamil Nadu potrebbe arrivare a una "guerra delle lingue" se il governo centrale continuerà a spingere per la formula a tre lingue.

In realtà, questa tensione si inserisce in un più ampio dibattito sulla distribuzione dei fondi federali agli Stati indiani, che si basano sulla distribuzione della popolazione: le aree con più abitanti (quelle del Nord, che parlano hindi e in generale sostengono maggiormente il BJP) ricevono più fondi. 

Ma il Tamil Nadu, insieme agli altri stati del sud, contribuisce di più al PIL nazionale, eppure riceve meno fondi rispetto agli Stati meno sviluppati del Nord. Questo squilibrio ha portato a un aumento del debito pubblico statale, che nel Tamil Nadu è passato dal 22% del PIL nel 2013-2014 al 32% nel 2023-2024.

Ma la resistenza all’hindi in Tamil Nadu ha anche radici culturali più profonde. Lo Stato ha sempre rifiutato i tentativi di imporre la lingua nell’istruzione e nell’amministrazione sin dagli anni ’30 e ancora oggi è l'unico Stato indiano ad aver escluso ufficialmente l'hindi dalle scuole pubbliche, con il risultato di intere generazioni di persone che non comprendono la lingua e una popolazione diffidente nei confronti dell'imposizione dell'hindi.

Le proteste più violente si verificarono negli anni ’60, culminando in autoimmolazioni e scontri con la polizia. Queste agitazioni hanno portato il partito Dravida Munnetra Kazhagam (DMK) al potere, stabilendo una politica linguistica basata esclusivamente sul tamil e sull’inglese.

Oggi molti tamil soprattutto studenti e lavoratori, studiano l’hindi per esigenze professionali, ma continuano a rifiutare qualsiasi imposizione da parte del governo centrale. Le scuole private, frequentate da circa il 42% degli studenti, spesso insegnano l’hindi, e il numero di persone che sostengono esami di certificazione nella lingua è in aumento.

Di recente il chief minister Stalin ha fatto leva anche sulle antiche tradizioni linguistiche, annunciando un premio di 1 milione di dollari per chiunque riesca a decifrare la scrittura della Valle dell'Indo, un antico sistema di segni risalente a oltre 4mila anni fa che non è mai stato tradotto.

Questa scrittura è stata trovata su sigilli di pietra e manufatti nelle città della civiltà della Valle dell’Indo, una delle più avanzate del mondo antico. Decifrarla potrebbe fornire informazioni cruciali sulla cultura e la lingua parlata da questa civiltà, e secondo alcuni studiosi, potrebbe dimostrare che il tamil e le altre lingue dravidiche hanno origini più antiche di quanto si pensi. Una retorica intesa a rafforzare l'identità culturale del Sud dell’India.

L’iniziativa di Stalin è significativa perché si inserisce nel dibattito sulla storia delle lingue in India. Due principali teorie si scontrano: una sostiene che le lingue indo-europee, come il sanscrito, siano arrivate con le migrazioni ariane dall’Asia centrale; l'altra afferma che le lingue dravidiche, come il tamil, fossero già presenti nel subcontinente indiano e potrebbero addirittura essere legate alla civiltà della Valle dell’Indo.

Il premio ha già suscitato grande interesse tra linguisti e archeologi di tutto il mondo, ma decifrare il codice è una sfida complessa, perché non esistono testi bilingui comparabili alla Stele di Rosetta e le iscrizioni note sono troppo brevi per individuare pattern linguistici chiari.

 

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