La Turchia minaccia ritorsioni contro la Francia per la legge sul genocidio armeno
Il Senato francese ha approvato ieri la criminalizzazione del negazionismo pubblico del genocidio armeno del 1915, sulla stessa base della legge relativa alla Shoah. Ankara giudica il voto “irresponsabile”, e parla di “totale rottura” delle relazioni fra i due Paesi.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – Il senato francese ha votato ieri una legge in base a cui la negazione pubblica del genocidio armeno compiuto in Turchia dal 1915 in poi è considerata un atto criminale. E’ già illegale in Francia negare la Shoah, un crimine punibile con un anno di prigione e una multa di 45mila euro. La stessa punizione viene adottata per chi nega il genocidio armeno. La legge – passata con 127 voti a favore e 86 contro – sarà inviata al presidente francese Nicola Sarkozy, che la firmerà. L’Armenia ha accolto la votazione lodando la Francia, un Paese che “ha confermato il suo ruolo centrale di vero difensore dei valori umani universali”. La Turchia ha giudicato il voto “un passo completamente infelice per la politica francese”.
Ankara non si è limitata a questo. Il ministero turco degli Esteri ha definito “irresponsabile” la decisione è ha minacciato rapide misure di rappresaglia. Il problema è che il governo turco, da sempre, mette in atto una politica attiva di negazionismo, sia all’interno del Paese, dove parlare di genocidio armeno è punibile per legge, sia all’estero, con minacce e ricatti verso chi afferma che gli armeni sono stati vittima di un genocidio. Una delle vittime di questo clima è stato il giornalista Hrant Dink, che sul giornale Agos affermava la realtà del genocidio, la cui esistenza è generalmente accettata dagli storici dell’epoca, fra cui alcuni turchi. Secondo le cifre di un documento in possesso del principale responsabile del genocidio, Talaat, le vittime erano superiori a un milione.
L’ambasciatore turco a Parigi, Tahsin Burcuoglu, ha dichiarato che il voto può causare una “totale rottura” nelle relazioni. Il presidente Sarkozy ha inviato una lettera al primo ministro turco dichiarando che la legge non è diretta contro il suo Paese, ma solo a rispondere alle sofferenze vissute dagli armeni. Il primo ministro Tayyp Erdogan parlerà in Parlamento nelle prossime ore, e ci si aspetta che indichi le misure di rappresaglia contro la Francia. Il ministro degli esteri francese, Alain Juppé, non era favorevole al disegno di legge, giudicandolo “inopportuno”.
La comunità armena di Istanbul - in particolare alcuni ambienti vicini al quotidiano Agos, che è stato diretto fino al 2007 da Hrant Dink, assassinato dai ultra nazionalisti turchi - considera il disegno di legge francese un disastro per la libertà di pensiero e ha dichiarato che “quello che ci interessa è la dimensione umana del genocidio”. I liberali turchi e i circoli di sinistra bollano il provvedimento come “una stoltezza” di Sarkozy, che mira a raccogliere il voto armeno alle prossime elezioni presidenziali. Essi sottolineano anche che il tentativo del governo turco di colpire la Francia sul terreno della “libertà di pensiero”, è inappropriato, se si considera la triste situazione in cui la Turchia si trova su questa materia. ... La Turchia, infatti, purtroppo non ha ancora la maturità e coraggio, sia individuale che collettiva, di affrontare il proprio passato”.
Secondo gli analisti, il disegno di legge verrà anche approvato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché non è contrario al diritto europeo. E perciò potrà avere conseguenze negative sul processo di adesione della Turchia all’Unione Europea; specialmente se vi sarà un eventuale sabotaggio dei prodotti francesi.
Ankara non si è limitata a questo. Il ministero turco degli Esteri ha definito “irresponsabile” la decisione è ha minacciato rapide misure di rappresaglia. Il problema è che il governo turco, da sempre, mette in atto una politica attiva di negazionismo, sia all’interno del Paese, dove parlare di genocidio armeno è punibile per legge, sia all’estero, con minacce e ricatti verso chi afferma che gli armeni sono stati vittima di un genocidio. Una delle vittime di questo clima è stato il giornalista Hrant Dink, che sul giornale Agos affermava la realtà del genocidio, la cui esistenza è generalmente accettata dagli storici dell’epoca, fra cui alcuni turchi. Secondo le cifre di un documento in possesso del principale responsabile del genocidio, Talaat, le vittime erano superiori a un milione.
L’ambasciatore turco a Parigi, Tahsin Burcuoglu, ha dichiarato che il voto può causare una “totale rottura” nelle relazioni. Il presidente Sarkozy ha inviato una lettera al primo ministro turco dichiarando che la legge non è diretta contro il suo Paese, ma solo a rispondere alle sofferenze vissute dagli armeni. Il primo ministro Tayyp Erdogan parlerà in Parlamento nelle prossime ore, e ci si aspetta che indichi le misure di rappresaglia contro la Francia. Il ministro degli esteri francese, Alain Juppé, non era favorevole al disegno di legge, giudicandolo “inopportuno”.
La comunità armena di Istanbul - in particolare alcuni ambienti vicini al quotidiano Agos, che è stato diretto fino al 2007 da Hrant Dink, assassinato dai ultra nazionalisti turchi - considera il disegno di legge francese un disastro per la libertà di pensiero e ha dichiarato che “quello che ci interessa è la dimensione umana del genocidio”. I liberali turchi e i circoli di sinistra bollano il provvedimento come “una stoltezza” di Sarkozy, che mira a raccogliere il voto armeno alle prossime elezioni presidenziali. Essi sottolineano anche che il tentativo del governo turco di colpire la Francia sul terreno della “libertà di pensiero”, è inappropriato, se si considera la triste situazione in cui la Turchia si trova su questa materia. ... La Turchia, infatti, purtroppo non ha ancora la maturità e coraggio, sia individuale che collettiva, di affrontare il proprio passato”.
Secondo gli analisti, il disegno di legge verrà anche approvato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché non è contrario al diritto europeo. E perciò potrà avere conseguenze negative sul processo di adesione della Turchia all’Unione Europea; specialmente se vi sarà un eventuale sabotaggio dei prodotti francesi.
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