La Turchia lancia sanzioni contro Israele per il rapporto Onu sulla flottiglia di Gaza
Espulso l’ambasciatore israeliano e ridotti i rapporti diplomatici a livello di segreteria; cancellati tutti i contratti di difesa; varato il sostegno alle famiglie degli uccisi nel blitz israeliano contro la Mavi Marmara. Ankara continua a chiedere le scuse di Israele e la compensazione alle famiglie degli uccisi.
Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) – Ankara ha deciso di ridurre i rapporti diplomatici con Israele dopo la pubblicazione di un rapporto Onu sul blitz israeliano contro la Mavi Marmara, che cercava di forzare il blocco marino su Gaza. La Turchia, insoddisfatta del rapporto, continua a chiedere le scuse di Israele e ha deciso alcune sanzioni.
Parlando oggi alla stampa, Ahmet Davutoglu, ministro turco degli esteri, ha dichiarato che egli ha espulso l’ambasciatore di Israele dalla Turchia, lsciando i rapporti diplomatici solo a livello di segreteria. Davutoglu ha pure annunciato la cancellazione di tutti i contratti di difesa fra Israele e Turchia; l’inizio di un’azione legale internazionale contro il blocco di Gaza; la distribuzione di aiuti a sostegno delle famiglie degli uccisi durante l’incidente avvenuto lo scorso anno (31/05/2010 Israele attacca una nave con aiuti per Gaza. Almeno 10 morti).
Il 31 maggio 2010 un commando israeliano ha attaccato la nave Mavi Marmara, partita di Istanbul e piena di attivisti filo-palestinesi. Essi volevano forzare il blocco su Gaza per portare aiuti e strumenti sanitari nella Striscia. L’attacco israeliano, in acque internazionali, ha causato la morte di almeno 9 attivisti turchi. Da subito Ankara ha domandato un’inchiesta Onu e preteso le scuse di Israele.
Il rapporto Onu sull’incidente doveva uscire a febbraio, e dovrebbe essere reso pubblico oggi, ma il New York Times l’ha pubblicato già ieri sera.
Preparato da un gruppo capeggiato dall’ex primo ministro neozelandese Geoffrey Palmer, il rapporto rimane in un difficile equilibrio: difende il blocco navale su Gaza (anche in acque internazionali), ma critica l’uso eccessivo della forza da parte del commando israeliano; afferma che il governo turco avrebbe dovuto fare di più per non far partire la nave, che gli attivisti hanno avuto un comportamento “spericolato”, ma anche che il comportamento dei soldati verso di loro è stato “abusivo” e che la perdita di vite umane è “inaccettabile”.
Ozdem Sanberk, il membro turco del gruppo che ha preparato il rapporto si è dissociato da alcune delle conclusioni, soprattutto sul valore legale del blocco su Gaza e sul comportamento degli attivisti.
Joseph Ciechanover, il membro israeliano del gruppo, non accetta invece le critiche verso i soldati, che secondo lui hanno agito per legittima difesa.
Non vi sono ancora commenti ufficiali da parte israeliana, anche se Reuters cita una personalità (anonima) di Israele che esprime soddisfazione perché il rapporto mostra che “le azioni di Israele erano legali”.
Gli Stati Uniti hanno sempre cercato di fare da mediatori fra Israele e Turchia, considerando Ankara - un membro della Nato - un alleato molto importante nel Mediterraneo.
Parlando oggi alla stampa, Ahmet Davutoglu, ministro turco degli esteri, ha dichiarato che egli ha espulso l’ambasciatore di Israele dalla Turchia, lsciando i rapporti diplomatici solo a livello di segreteria. Davutoglu ha pure annunciato la cancellazione di tutti i contratti di difesa fra Israele e Turchia; l’inizio di un’azione legale internazionale contro il blocco di Gaza; la distribuzione di aiuti a sostegno delle famiglie degli uccisi durante l’incidente avvenuto lo scorso anno (31/05/2010 Israele attacca una nave con aiuti per Gaza. Almeno 10 morti).
Il 31 maggio 2010 un commando israeliano ha attaccato la nave Mavi Marmara, partita di Istanbul e piena di attivisti filo-palestinesi. Essi volevano forzare il blocco su Gaza per portare aiuti e strumenti sanitari nella Striscia. L’attacco israeliano, in acque internazionali, ha causato la morte di almeno 9 attivisti turchi. Da subito Ankara ha domandato un’inchiesta Onu e preteso le scuse di Israele.
Il rapporto Onu sull’incidente doveva uscire a febbraio, e dovrebbe essere reso pubblico oggi, ma il New York Times l’ha pubblicato già ieri sera.
Preparato da un gruppo capeggiato dall’ex primo ministro neozelandese Geoffrey Palmer, il rapporto rimane in un difficile equilibrio: difende il blocco navale su Gaza (anche in acque internazionali), ma critica l’uso eccessivo della forza da parte del commando israeliano; afferma che il governo turco avrebbe dovuto fare di più per non far partire la nave, che gli attivisti hanno avuto un comportamento “spericolato”, ma anche che il comportamento dei soldati verso di loro è stato “abusivo” e che la perdita di vite umane è “inaccettabile”.
Ozdem Sanberk, il membro turco del gruppo che ha preparato il rapporto si è dissociato da alcune delle conclusioni, soprattutto sul valore legale del blocco su Gaza e sul comportamento degli attivisti.
Joseph Ciechanover, il membro israeliano del gruppo, non accetta invece le critiche verso i soldati, che secondo lui hanno agito per legittima difesa.
Non vi sono ancora commenti ufficiali da parte israeliana, anche se Reuters cita una personalità (anonima) di Israele che esprime soddisfazione perché il rapporto mostra che “le azioni di Israele erano legali”.
Gli Stati Uniti hanno sempre cercato di fare da mediatori fra Israele e Turchia, considerando Ankara - un membro della Nato - un alleato molto importante nel Mediterraneo.
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