La Turchia festeggia, ma l'Ue raffredda gli entusiasmi
Dopo lo sblocco per il mandato negoziale sull'ingresso nell'Unione, la stampa turca canta vittoria su Francia e Austria. Ma Barroso: decideranno i referendum.
Ankara (AsiaNews) La Turchia festeggia lo sblocco dei negoziati per la sua adesione all'Unione europea, ma la Commissione europea smorza l'entusiasmo e ricorda che la decisione finale spetterà ai cittadini europei che si esprimeranno nei referndum nazionali.
"Luna indispensabile tra le stelle europee", è con questa metafora presa dai simboli delle due rispettive bandiere che la Turchia trionfa, orgogliosa di aver ottenuto quanto voleva: iniziare le trattative per essere ammessa nell'Unione Europea non come semplice, se pur speciale, "partnerariato" ma come membro alla pari a tutti gli affetti.
Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan ha ringraziato pubblicamente il suo popolo, per il sostegno dimostrato e per gli sforzi compiuti nell'applicare concretamente le nuove riforme politiche e civili richieste dal Parlamento europeo.
Il sogno coltivato da 42 anni si sta realizzando e tutti i quotidiani turchi, sfoggiando foto di volti sorridenti, abbracci, strette di mano, riconoscono che è stato raggiunto un momento storico e una nuova fase è cominciata.
Nell'euforia della vittoria c'è anche chi si permette di ridicolizzare "la fobica paura" delle due nazioni europee ancora scettiche verso la Turchia. Sull'Hurriyet viene ricordato il fallimento del gruppo degli oppositori francesi che non vogliono aprire i propri confini a chi sostiene (e questa frase ai tempi comportò ad Erdogan che la pronunciò una severa condanna): "Le nostre baionette sono i minareti, i nostri elmetti le cupole, le nostre caserme le moschee, i nostri fedeli i soldati".
Eppure non è detta ancora l'ultima parola. Il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, ha sottolineato che l'ingresso della Turchia non è "né garantito, né automatico". "La Turchia ha continuato Barroso deve conquistarsi il cuore e le menti dei cittadini europei".
Il riferimento è chiaro. Nella primavera prossima i turchi dovranno fare i conti con i referendum (in Francia già fissato per il 29 maggio) che si terranno proprio in queste due nazioni ostili e sarà allora che la "questione turca" passerà in mano all'opinione pubblica francese e austriaca, dove già le statistiche contano un'alta percentuale di dissenso. Un'ultima pesante spada di Damocle da non sottovalutare.
Ma sarà possibile tornare indietro? Tutti - in particolare i cristiani in Turchia - per i più disparati motivi, si augurano di no. (MZ)
03/02/2023 08:48