La Turchia approva una nuova legge per i beni delle minoranze religiose
La questione faceva parte delle richieste avanzate dall'Unione europea. Ma il Patriarcato ecumenico spiega che neppure la nuova normativa appare soddisfacente. Il governo annuncia anche una possibile revisione del contestato art. 301 del Codice penale.
Ankara (AsiaNews) Il parlamento turco ha approvato una legge che dovrebbe consentire alle minoranze religiose di avere proprietà immobiliari, mentre il governo turco annuncia l'intenzione di esaminare la possibilità di introdurre modifiche all'art. 301 del Codice penale. Si tratta di due dei cambiamenti giuridici che l'Unione europea ha chiesto ad Ankara, nel quadro dei colloqui per l'ingresso della Turchia nella Ue, ma non sembra che il nuovo regime delle proprietà ecclesiastiche sia destinato a soddisfare le richieste di Bruxelles,
Il problema del diritto delle minoranze religiose in pratica le diverse confessioni cristiane ad avere proprietà, rientra nel capitolo delle richieste che riguardano il rispetto della libertà di religione ed è stato posto a causa di una situazione che vedeva i gruppi religiosi nella impossibilità legale di essere titolari di beni immobili.
Il caso forse più eclatante è quello del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ossia della storica sede del primo "in onore" dei patriarchi ortodossi. Il piccolo complesso di edifici figura come proprietà del monastero di San Giorgio, che però non può avere beni immobili, per cui alla fine il "vero" padrone è, "legalmente", San Giorgio. L'esistenza del quale potrebbe essere negata da un tribunale, dove comunque difficilmente si potrebbe presentare per contrastare un sequestro. Lo stesso dicasi per l'andare da un notaio per fare una cessione. Insomma, manca la possibilità di una concreta tutela giuridica.
Con la nuova norma, ora è possibile che le minoranze religiose creino delle fondazioni che possono divenire proprietarie di beni immobili. Ma, fanno notare ad AsiaNews fonti del Patriarcato, neppure la nuova normativa è sufficiente. In primo luogo perché non si prevede la restituzione di ciò che ai gruppi religiosi è stato tolto, per qualsiasi motivo e poi perché contiua a prevedere la "reciprocità di trattamento". In concreto, le persone di nazionalità turca, ma appartenenti ad una minoranza religiosa "latina" o "greca" restano vincolate al trattamento che, nel Paese della minoranza religiosa, si applica ai turchi.
Quanto all'art. 301 del Codice penale turco, che ora il governo annuncia di voler modificare, è quello che sanziona chi rivolge critiche all'"essere turchi" ed ha permesso di mettere sotto processo personalità come il premio Nobel Orhan Pamuk. Ritenuto dall'Europa lesivo della libertà di espressione, esso prevede il carcere da sei mesi a tre anni chiunque "apertamente denigra" l'essere turchi (Turkishness), la repubblica, il parlamento, il governo, gli organismi giudiziari, l'esercito e la polizia.
Secondo il rapporto europeo, l'articolo in questione consente "ampi margini di interpretazione" e "l'interpretazione restrittiva dell'art. 301 permette il processo e la condanna di persone per l'espressione di opinioni non-violente".