La Rice in Libano, pressioni sulla Siria e per il ritiro di Lahoud
Damasco parla di "complotto internazionale", accusa Francia e Usa, difende Hezbollah e stringe ulteriormente i rapporti con l'Iran.
Damasco (AsiaNews) "Preludio alla deposizione del presidente filo siriano Emile Lahoud e all'applicazione della risoluzione dell'Onu 1559". Così analisti politici in Libano e Medio Oriente interpretano la visita inaspettata del Segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice, ieri a Beirut. E da Damasco si parla subito di "complotto internazionale", mentre si rinsaldano i rapporti con l'Iran.
La 1559, adottata dalle Nazioni Unite più di un anno fa, chiede anche il disarmo di Hezbollah, il gruppo sciita legato a Siria ed Iran. Gli osservatori sottolineano che i colloqui della Rice con molte autorità politiche e religiose a Beirut, e che hanno escluso il presidente Lahoud, sono stati nuova occasione per "premere sulla Siria".
L'agenzia di stampa siriana, Sana, ha considerato la visita della Rice, come parte di un "complotto internazionale, volto ad inginocchiare la Siria, dopo lo sviluppo positivo segnato dalla sincera collaborazione di Damasco con il nuovo presidente della Commissione d'inchiesta internazionale Onu, Serge Brammertz, che ha avuto incontri molto fruttuosi con i responsabili siriani". Ieri Brammertz era a Damasco per incontri con le autorità siriane in relazione alle indagini sull'assassinio dell'ex premier libanese, Rafic Hariri, il 14 febbraio 2005.
La Sana accusa Francia e Stati Uniti della difficile situazione del Libano e conferma la posizione del governo siriano di rimanere a fianco degli "amici libanesi e iraniani definendo una 'falsa ipotesi' il sostegno espresso dal Segretario Usa alla popolazione libanese". Il gesto è stato visto come un'intromissione negli affari interni di uno Stato indipendente e membro delle Nazioni Unite, e l'agenzia ha chiesto ai libanesi "liberi" di non deludere le speranze di molti "amici del Libano".
Sulle sue pagine la Sana ha ripreso le critiche del Segretario generale del Partito di Dio, Hassan Nassrallah, riguardo la visita della Rice: "Non dovete credere a ciò, che dice la Rice davanti a tutti, dovete essere ben informati, invece, su quello che diceva alle autorità". Nassrallah ha poi criticato l'atteggiamento del ministro statunitense nei riguardi del presidente Lahoud, che rimane il simbolo dello Stato". L'agenzia siriana, ha invece nuovamente lanciato le sue critiche contro Saad Hariri, Walid Joumblatt, e il comandante delle forze libanesi, Samir Geagea, che "è diventato dipendente dei suoi padroni, dopo 11 anni di prigionia che meritava", in quanto responsabile dell'assassinio del leader cristiano maronita Dany Chamoud, figlio dell'ex presidente Camille, con la moglie e la figlia, e dell'assassinio dell'ex-premier Rachid Karame".
''Ho già incontrato Laoud in passato ha dichiarato la Rice - il mio messaggio era che è sua responsabilità, in quanto presidente del Libano, di essere preoccupato per la situazione del Paese''. Prima di fermarsi a Beirut. Il Segretario di Stato Usa è stata al Cairo e a Riyad. "Scopo di questa missione - ha detto alla stampa - e' quello di esprimere il sostegno ai libanesi e al governo nel loro sforzo per cercare di recuperare pienamente la loro sovranità e per riformare il Paese''. A Bkerke la Rice ha incontrato il patriarca maronita Nasrallah Sfeir. In seguito, a Beirut, è stata la volta del leader druso, Walid Jumblatt, e di Saad Hariri, il figlio dell'ex premier ucciso, alla guida della maggioranza parlamentare. In seguito il presidente del parlamento, lo sciita Nabih Berri, Michel Aoun, e infine del premier, Fouad Siniora.
Intanto ieri Siria e Iran hanno firmato una serie di accordi commerciali, a cui si aggiungono l'impegno alla creazione di una banca siro-iraniana a Damasco e all'apertura di collegamenti, stradali, ferroviari ed oleodotti fra i due Paesi. La serie di accordi si colloca nell'ambito del sempre più stretto rapporto fra i due Stati sotto pressione internazionale. In una conferenza stampa congiunta, il primo ministro siriano Naji Otari e il vice presidente iraniano Parviz Davoudi, hanno definito questo rapporto "una relazione strategica e profonda, radicata nella storia dei due Paesi, fondata sul patrimonio culturale, civile e storico e sulla volontà dei due popoli di allargare lo spazio della loro collaborazione". Nella stesa occasione Damasco ha ribadito il "suo sostegno per il diritto iraniano ad acquisire tecnologia nucleare per obiettivi pacifici".