La Grecia rinuncia al referendum, volano le borse asiatiche
Hong Kong +3,5% a metà giornata, ma tutti le borse in rialzo dopo che il premier greco Papandreaou ha rinunciato a sottoporre a referendum le nuove necessarie misure di austerità. C’è un rinnovato ottimismo sulla volontà e capacità di recupero dell’Europa, ma la situazione rimane volatile.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Deciso rialzo delle principali borse asiatiche oggi, dopo che il premier greco George Papandreou ha rinunciato alla proposta di sottoporre a un referendum nazionale se accettare gli ulteriori aiuti europei, essenziali per evitare il default ma collegati a ulteriori impopolare misure di austerità e risparmio.
A metà giornata Hong Kong ha registrato un +3,5% recuperando tutte le precedenti perdite della settimana, Tokyo +1,21%, Seoul 2,88% e anche Sidney segue il trend con più 2,53%. “Appena” +0,78% a Shanghai, che peraltro ha avuto buoni recuperi nei giorni scorsi sostenuti dall’attesa per la nuova politica macroeconomica annunciata dal governo dopo che la produzione industriale ha mostrato un forte rallentamento a ottobre.
I mercati asiatici mostrano fiducia nella capacità dell’Unione europea di superare l’attuale crisi del debito estero di molti suoi Paesi e hanno pure accolto con favore e interesse la decisione di ieri della Banca Centrale Europea di tagliare il costo del denaro dello 0,25%. Soprattutto, la rinuncia del premier greco, dopo i colloqui con i leader europei, è stata accolta come dimostrazione della decisa volontà dell’Unione europea di proseguire nel programma per superare la crisi, volontà ribadita dai maggiori Stati europei nel corso del G20 in svolgimento a Nizza. La situazione resta comunque in evoluzione: oggi Papandreou affronta un voto di fiducia del parlamento greco.
A metà giornata Hong Kong ha registrato un +3,5% recuperando tutte le precedenti perdite della settimana, Tokyo +1,21%, Seoul 2,88% e anche Sidney segue il trend con più 2,53%. “Appena” +0,78% a Shanghai, che peraltro ha avuto buoni recuperi nei giorni scorsi sostenuti dall’attesa per la nuova politica macroeconomica annunciata dal governo dopo che la produzione industriale ha mostrato un forte rallentamento a ottobre.
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