La Corte suprema contro il Vice-presidente, che rifiuta il giuramento in nepalese
di Kalpit Parajuli
Parmananda Jha ha recitato il giuramento per l’insediamento in lingua hindi. La Corte ha definito illegittima la presa di possesso dell’incarico e lo obbliga a ripeterlo in nepalese pena le dimissioni.
Kathmandu (AsiaNews) - Scade oggi alle 17 l’ultimatum della Corte suprema del Nepal che ha imposto al vice presidente Parmananda Jha di rifare il giuramento d’insediamento, pena l’inibizione dell’incarico.
Con verdetto del 23 agosto il supremo tribunale del Paese ha riconosciuto illegittimo il giuramento perché fatto in hindi e non in nepalese. Parmananda Jha si è rifiutato sino ad oggi di ripetere la cerimonia appellandosi all’articolo 151 della Costituzione provvisoria varata nel 2007. Il presidente Ram Baran Yadav ed il primo ministro Madhav Kumar Nepal da giorni stanno facendo pressioni su Parmananda Jha perché rispetti la decisione della Corte.
Jyoti Jha, consigliere personale del vice-presidente, ha affermato che egli “rassegnerà le dimissioni piuttosto che giurare in nepalese”. Le ragioni del braccio di ferro nascono dal fatto che Parmananda Jha è stato eletto con il sostegno della popolazione Madhesi che vive nella regione del Terai, nel sud del Paese, è di cultura indù e chiede maggiore indipendenza dal potere centrale. Al momento del giuramento ufficiale, il Vice presidente ha tradotto il testo originale in nepalese recitandolo in hindi in segno di sostegno alle rivendicazioni dei Madhesi.
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