11/07/2004, 00.00
ISRAELE
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La Corte dell'Aja afferma: garantire a tutti libertà di accesso ai luoghi santi

Il portavoce vaticano Joaquin Navarro: "una sentenza che pesa"

ROMA (AsiaNews) - Il dovere di Israele di garantire la "libertà
d'accesso,di visita e di transito" per i Luoghi Santi, "senza distinzione di nazionalità" è stato ricordato e riaffermato dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aja nel "parere" del 9 luglio (n.131 del Ruolo generale) che essa ha dato in risposta ad una richiesta dell'assemblea delle Nazioni Unite sulle "Conseguenze giuridiche della costruzione di un muro nel territorio palestinese occupato", nel quale, secondo la Corte, "va compresa" Gerusalemme est e i suoi dintorni.

E' "una sentenza di peso, perché è stata chiesta dall'organizzazione
delle Nazioni Unite", ha commentato oggi il portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls rispondendo ad una domanda su come il Papa valutasse la recente pronuncia della Corte Internazionale. "Adesso - ha commentato Navarro - si vedra' cosa faranno i governi".

La questione dei Luoghi Santi non faceva parte della domanda posta
dall'assemblea dell'Onu che era: "Quali sono dal punto di vista
giuridico le conseguenze dell'edificazione di un muro che Israele, potenza  occupante, sta costruendo nel territorio palestinese occupato, compreso l'interno ed i dintorni di Gerusalemme-Est, secondo quanto esposto nel rapporto del Segretario generale (...)".

La Corte non se ne doveva, dunque, occupare direttamente. La questione è però rientrata sia nella ricostruzione storica delle responsabilità che lo Stato ebraico ha sui territori occupati in seguito alle guerre del 1948 e del 1967, sia nelle indicazioni finali su ciò che Israele deve o non deve fare.

Dei territori occupati, secondo i giudici, fa parte anche
Gerusalemme-Est, malgrado lo Stato ebraico l'abbia proclamata sua capitale "unica ed indivisibile", e tutti i Luoghi Santi in essi compresi. Di qui l'affermazione che Israele "deve assicurare la libertà di accesso" a  tutti i Luoghi Santi sotto il suo controllo. Nel motivare la sua indicazione, la Corte ha ricordato che "lo Statuto dei Luoghi santi cristiani" risale all'Impero ottomano ed è quindi "molto antico", e che è stato richiamato nei successivi passaggi di sovranità. In particolare quando, all'indomani della Seconda guerra mondiale, l'assemblea dell'Onu adottò la risoluzione 181 sul futuro governo della regione, che prevedeva la nascita dello Stato israeliano e di quello palestinese, un intero capitolo fu dedicato alla divisione dei Luoghi Santi. All'art.2 vi si disponeva che "la libertà  di accesso, di visita e di transito" andava garantita, oltre che ai cittadini dei due futuri Stati, "a tutti gli stranieri, senza distinzione di nazionalità", con i soli limiti della sicurezza nazionale e dell'ordine pubblico. Tale principio fu richiamato alla fine della guerra del 1948 nell'accordo di armistizio tra Giordania ed Israele.

Secondo la Corte, "l'impegno preso da Israele vale anche per i Luoghi
Santi passati sotto il suo controllo nel 1967". "L'impegno è stato inoltre confermato dal paragrafo 1 dell'articolo 9 del Trattato di pace del  1994 tra Israele e la Giordania, secondo il quale ''ognuna delle parti contraenti darà libertà d'accesso ai siti aventi un valore religioso e storico".

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