La Corte Suprema egiziana scioglie il parlamento dominato dagli islamisti
Il Cairo (AsiaNews) - La Corte suprema egiziana dichiara invalide le elezioni parlamentari avvenute fra novembre 2011 e gennaio 2012. Secondo i giudici la legge elettorale che ha escluso i membri del National Democratic Party, ex partito di Mubarak è incostituzionale e contro i diritti civili. La sentenza autorizza Ahmed Shafiq, ex Primo ministro del regime, a concorrere ai ballottaggi delle presidenziali contro Mohammed Morsy, candidato dei Fratelli musulmani. Una sua esclusione avrebbe decretato la vittoria automatica del candidato islamista alle presidenziali.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, afferma: "Siamo tornati al punto di partenza. Questa è una buona opportunità per i movimenti democratici e i giovani della Rivoluzione dei Gelsomini. Indebolendo il potere dei Fratelli musulmani, l'esercito ha la possibilità di riconciliarsi con la popolazione offrendo elezioni parlamentari pulite e senza brogli. Ora occorre attendere i risultati delle presidenziali, che saranno probabilmente vinte da Shafiq".
Questa mattina la Corte aveva dichiarato nulli solo i seggi uninominali eletti con il sistema maggioritario, pari a un terzo del parlamento. Ma nel pomeriggio, Maher Samy, vice-presidente della Corte suprema ha annunciato l'invalidità di tutti i seggi, perché frutto di una votazione viziata, che ha impedito a una parte dei cittadini di candidarsi all'interno delle liste di un partito. Nelle prossime ore è attesa una dichiarazione ufficiale del Gen. Mohammed Hussein Tantawi, che dovrebbe anche comunicare la data delle nuove elezioni. Lo scioglimento del parlamento invalida anche l'Assemblea costituente eletta lo scorso 11 giugno.
La sentenza della Corte suprema è frutto delle denunce di diversi ex esponenti di partiti e movimenti legati all'ex regime. Nonostante non vi fossero accuse contro di loro, ad essi è stato concesso di candidarsi solo come persone singole senza partiti di appoggio. Ciò ha dato un grande vantaggio ai partiti islamici, meglio organizzati e finanziati dai Paesi del golfo, fra tutti l'Arabia Saudita.
Secondo Nagui Damian, giovane copto fra i leader della rivoluzione dei Gelsomini, "Il Paese si trova ora a un punto di svolta. Possiamo ripartire, ma possiamo anche tornare indietro al vecchio sistema. Noi giovani della rivoluzione siamo nel mezzo fra i Fratelli musulmani ed ex del regime".
Nonostante i rischi di una destabilizzazione totale dell'Egitto, Nagui Damian, sottolinea che la popolazione ha capito che i Fratelli musulmani sono un pericolo. Essi hanno mentito e cambiato versione più volte sul loro programma elettorale, disorientando la popolazione e creando il panico fra le minoranze religiose. Invece di cercare una mediazione con le altre forze in campo essi hanno tentato di prendere il potere assoluto subito, decretando la loro rovina". (S.C.)