La Corea del Sud piange la scomparsa di Kim Dae-jung
Presidente dal 1997 al 2003, durante gli anni della dittatura militare è stato più volte arrestato e condannato a morte. Devoto cattolico, strenuo difensore dei diritti umani e Nobel per la pace nel 2000, egli ha promosso la Sunshine policy volta a normalizzare i rapporti con il Nord. Storico il summit nel giungo del 2000 con il leader nord-coreano Kim Jong-il.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Kim Dae-jung, 85enne ex presidente sud-coreano, è morto oggi al Severance Hospital di Seoul, dove era ricoverato da settimane per una polmonite. Egli è deceduto alle 13.42 (ora locale) per un collasso cardiocircolatorio, causato dalle complicazioni insorte in seguito alla malattia. “Alle 13 e 35 il suo cuore ha cominciato a dare problemi – ha affermato il portavoce dell’ospedale – e ha smesso di battere qualche minuto più tardi nonostante i nostri tentativi di rianimarlo”.
Presidente della Corea del Sud dal dicembre 1997 al 2003, Kim ha speso la sua vita per la democrazia nel Paese, dopo decenni di leadership militare, e la riunificazione delle due Coree. Sopravvissuto a diversi attentati, egli era un devoto cattolico e ha vinto il Nobel per la pace nel 2000 per aver promosso la “Sunshine policy”, volta a migliorare i rapporti con Pyongyang. Storico l’incontro (nella foto) nel giugno del 2000 con il leader nord-coreano Kim Jong-il, per il primo summit inter-coreano dalla guerra del 1950-53.
Il regime militare aveva bollato Kim Dae-jung come un pericoloso sovversivo; egli è stato imprigionato, torturato e condannato a morte. L’ex presidente è stato condannato due volte all’esilio e non si contano i provvedimenti di arresti domiciliari disposti a suo carico. Ed è stata la fede cattolica, diceva, ad aiutarlo negli anni più difficili e oscuri della sua vita.
Kim, nato il 6 gennaio 1924, sebbene vi siano incertezza sulla data, una volta ha scritto quanto sia terribile affrontare la pena di morte in qualità di prigioniero politico e come questa esperienza abbia segnato la sua vita. In una cartolina inviata alla famiglia il 21 novembre 1980, durante il periodo di prigionia, egli sottolienava: “Fino a oggi ho creduto di essere un buon fedele. Ma ora, vista la situazione in cui mi trovo, così vicina alla morte, sperimento ogni giorno quanto fragile sia la mia esistenza… Mi fa arrabbiare la mia mancanza di fede”.
La sua elezione alla presidenza del Paese nel 1997 ha segnato una svolta nella storia della Corea del Sud e per la battaglia a favore dei diritti umani. Egli ha saputo trasmettere gli stessi valori e ideali al successore, Roh Moo-hyun, la cui morte lo scorso 23 maggio lo aveva segnato nel profondo. Appresa la notizia del decesso di Roh, egli aveva affermato di sentirsi come se “metà del mio corpo si è frantumata”.
Nel 2000, dopo aver ricevuto il Nobel per la pace, Kim ha dichiarato: “Per tutta la mia vita, ho vissuto con la convinzione che la giustizia vince. La giustizia può fallire una volta nella vita, ma alla fine trionfa sempre nel corso della storia”.
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