La Commissione Affari esteri della UE condanna la Cina su diritti umani e religiosi
La relazione sui rapporti fra Pechino e UE chiede l'abolizione della pena di morte e del laogai, difende la libertà religiosa delle comunità sotterranee e consiglia Pechino di non fare più ordinazioni episcopali. Un emendamento chiede anche di non oscurare siti internet, fra cui AsiaNews.
Bruxelles (AsiaNews) La Commissione Affari esteri del Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una relazione sui rapporti fra UE e Cina in cui si chiede a Pechino maggior rispetto dei diritti umani, della libertà religiosa e della libertà di informazione. Fra l'altro si chiede alla Cina di porre fine alle "ordinazioni di stato dei vescovi" e di togliere la censura alla stampa e a siti internet, fra i quali si cita anche AsiaNews.it.
La relazione, nata per iniziativa dell'olandese Bastian Belder, è una serie di considerazioni e richieste a Pechino in campo economico, sociale e religioso per rendere più vero "il partenariato" fra UE e Cina che dura da 30 anni e che dovrebbe basarsi su "credibilità, stabilità, responsabilità". In questi ultimi anni - dopo l'allargamento - la UE è divenuta il primo partner commerciale di Pechino, superando il Giappone; a sua volta, la Cina è divenuta il secondo partner commerciale dell'UE, seconda solo agli Stati Uniti.
La relazione analizza diversi settori di interesse della comunità europea: il commercio internazionale, i problemi dell'inquinamento e dell'ambiente; la (poca) libertà dei mercati cinesi; il mancato rispetto dei copyright mondiali da parte di Pechino; le tensioni internazionali con Taiwan e con la Corea del Nord.
Di grande importanza sono alcuni punti della relazione sui diritti umani, temi per i quali l'UE è famosa per averne spesso taciuto. In una serie di emendamenti accettati oggi, si domanda alla Cina di eliminare il sistema del laogai (della rieducazione attraverso il lavoro); si condanna la tortura e l'internamento negli ospedali psichiatrici verso i dissidenti e monaci tibetani; si chiede attenzione verso le rivolte sociali e si domanda l'abolizione della pena di morte.
Su pressione di alcuni deputati cattolici quali l'on. Antonio Tajani e Mario Mauro, la relazione ha anche accettato a maggioranza alcuni emendamenti legati più strettamente alla libertà religiosa: cancellare le differenze fra chiese "ufficiali" e "non ufficiali"; salvaguardare la "laicità" dello stato cinese, frenando l'intromissione del governo in questioni religiosi. A questo proposito riferendosi alle ordinazioni episcopali illecite avvenute mesi fa, e criticate con forza dalla Santa Sede si dice alla Cina che essa non ha alcun diritto a procedere alla nomine di gerarchie ecclesiastiche.
Sulla libertà di informazione, l'UE denuncia la crescente mancanza di libertà della stampa e i sistemi di censura di internet. A questo proposito, la UE ricorda in particolare il sito AsiaNews.it, definito "un'eccellente fonte di informazione" e chiede che esso non venga oscurato.