La Cina vuole il gas e il petrolio del mare del Vietnam. E presto inizia i sondaggi
di Paul N. Hung
Pechino sta per inviare nelle acque disputate del South east sea una nave e un impianto di trivellazioni super potenti. Preoccupazioni per la sovranità di Vietnam, Malaysia e Brunei, e per le conseguenze ecologiche.
Da Nang (AsiaNews) – Un funzionario cinese a Da Nang ha dichiarato che ben presto nel 2012 la Cina porterà la grande nave “Marine Oil and Gas 708” e l’enorme impianto di trivellazione “Marine 981” per esplorare se vi siano giacimenti di petrolio e di gas in profondità . Il funzionario non ha specificato in quale area del Mare di Sud-est, che la Cina chiama Mar Cinese meridionale, avverranno le esplorazioni. La nave Marine Oil 708 è la prima del genere costruita interamente in Cina. E’ in grado di esplorare possibili giacimenti di petrolio e di gas a una profondità di 3mila metri, e di mandare una sonda a 600 metri sotto il livello del mare. Ha una lunghezza totale di 105 metri, è larga 23.4 metri ed è equipaggiata con macchinari di ricerca e scandaglio molto sofisticati, in grado di tollerare onde a forza 12.
L'impianto di trivellazione marine 981 è in grado di operare a 3mila metri di profondità e di mandare sonde a 10mila metri sotto il livello del mare. Le sue capacità operative sono 18 volte superiori a quelle degli impianti di trivellazione precedenti.
L'ipotesi di giacimenti petroliferi nel Mar Cinese meridionale ha scatenato da decenni la lotta per la sovranità dell'area (quella attorno alle isole Spratly e alle Paracels). Oltre alla Cina, Vietnam, Filippine, Malaysia, Taiwan, Brunei rivendicano un loro spazio.
Paesi come il Vietnam e le Filippine sono in difficoltà nell’esplorare eventuali giacimenti di petrolio e di gas a quella profondità. Un funzionario comunista cinese, direttore del Centro per l’energia e la ricerca economica , ha dichiarato: “Dovremmo sempre arrivare per primi, quando siamo in competizione per le risorse. Le risorse non si possono ricreare, e non sono inesauribili in quell’area marittima disputata”.
Un giornale cinese, il Global Times, ha scritto che “perforazioni in acque profonde saranno portate a compimento da macchinari potenti”. E questo “aiuterà la Cina a stabilire una presenza più significativa nelle ampie acque marine del Mare di Sud-est che non sono ancora state esplorate”. La Cina reclama il dominio sull’85% delle acque del Mare di Sud-est. Con la politica dell'esplorazione di fatto Pechino viene ad invadere le acque territoriali del Vietnam, delle Filippine, della Malaysia e del Brunei. Ogni giorno la Cina sembra più determinata nell’esplorazione del South east sea alla ricerca di gas e petrolio. E sembra intenzionata a negare la sovranità degli altri Paesi nella regione.
Sebbene il regime cinese non abbia ancora usato le sue potenti forze navali per proteggere gli impianti di trivellazione, la potenza stessa di questi macchinari è usata dal regime cinese per minacciare gli altri Paesi. Uno sfruttamento indiscriminato porterà a conseguenze ecologiche gravi nel prossimo futuro in quella zona di mare. Gli abitanti degli altri Paesi saranno i più colpiti, a causa del rischio molto alto di perdite di petrolio. Centinaia di migliaia di persone non saranno in grado di trarre il loro sostentamento dal mare a causa dell’ambizione e dell’aggressività dell’imperialismo cinese.
L'impianto di trivellazione marine 981 è in grado di operare a 3mila metri di profondità e di mandare sonde a 10mila metri sotto il livello del mare. Le sue capacità operative sono 18 volte superiori a quelle degli impianti di trivellazione precedenti.
L'ipotesi di giacimenti petroliferi nel Mar Cinese meridionale ha scatenato da decenni la lotta per la sovranità dell'area (quella attorno alle isole Spratly e alle Paracels). Oltre alla Cina, Vietnam, Filippine, Malaysia, Taiwan, Brunei rivendicano un loro spazio.
Paesi come il Vietnam e le Filippine sono in difficoltà nell’esplorare eventuali giacimenti di petrolio e di gas a quella profondità. Un funzionario comunista cinese, direttore del Centro per l’energia e la ricerca economica , ha dichiarato: “Dovremmo sempre arrivare per primi, quando siamo in competizione per le risorse. Le risorse non si possono ricreare, e non sono inesauribili in quell’area marittima disputata”.
Un giornale cinese, il Global Times, ha scritto che “perforazioni in acque profonde saranno portate a compimento da macchinari potenti”. E questo “aiuterà la Cina a stabilire una presenza più significativa nelle ampie acque marine del Mare di Sud-est che non sono ancora state esplorate”. La Cina reclama il dominio sull’85% delle acque del Mare di Sud-est. Con la politica dell'esplorazione di fatto Pechino viene ad invadere le acque territoriali del Vietnam, delle Filippine, della Malaysia e del Brunei. Ogni giorno la Cina sembra più determinata nell’esplorazione del South east sea alla ricerca di gas e petrolio. E sembra intenzionata a negare la sovranità degli altri Paesi nella regione.
Sebbene il regime cinese non abbia ancora usato le sue potenti forze navali per proteggere gli impianti di trivellazione, la potenza stessa di questi macchinari è usata dal regime cinese per minacciare gli altri Paesi. Uno sfruttamento indiscriminato porterà a conseguenze ecologiche gravi nel prossimo futuro in quella zona di mare. Gli abitanti degli altri Paesi saranno i più colpiti, a causa del rischio molto alto di perdite di petrolio. Centinaia di migliaia di persone non saranno in grado di trarre il loro sostentamento dal mare a causa dell’ambizione e dell’aggressività dell’imperialismo cinese.
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