La Cina distrugge la foresta vergine del Myanmar
Tagli illegali di interi boschi con la complicità delle milizie etniche che controllano la zona. Lo denuncia l'organizzazione ambientale Global Witness che chiede un immediato intervento di Pechino.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) Le compagnie cinesi abbattono intere foreste nel Myanmar settentrionale, con la complicità delle milizie etniche locali e il disinteresse del governo centrale. Lo denuncia Global Witness (Gw), organizzazione privata per la tutela dell'ambiente.
Il 95% del legname che la Cina importa dal Myanmar dice Gw nel rapporto "Una scelta per la Cina: finire la distruzione delle foreste della frontiera settentrionale della Birmania", pubblicato ieri a Bangkok viene tagliato in violazione delle leggi birmane per la protezione delle foreste.
Le foreste del settentrionale Stato di Kachin, al confine con la Cina, presentano secondo l'Unesco - una delle maggiori bio-diversità del mondo e il pesante disboscamento la mette in pericolo. Dalla parte cinese, nella provincia dello Yunnan, la maggior parte dell'area è parco nazionale e il taglio di legna è proibito. Secondo Gw il taglio illegale causa al Myanmar un danno annuo di circa 250 milioni di dollari Usa.
"E' un commercio dice Susanne Kempel, ricercatrice di Gw fuori di qualsiasi controllo". L'associazione chiede che il governo cinese "chiuda il confine al commercio di legname fino a quando sia sicuro" che tutto avviene in modo legale. Sono anni che le organizzazioni internazionali chiedono l'intervento di Pechino e si stima che dal 2001 al 2004 il commercio illegale è aumentato del 60%. Nel 2004, dal Kachin sono stati esportati in Cina oltre 1 milione di metri cubi di legname, mentre il limite legale era di 18 mila metri cubi. Questo commercio illegale viene osservato assicura lavoro a centinaia di migliaia di cinesi, impegnati nel taglio, nel trasporto e nella lavorazione del legno.
L'area è sotto il controllo delle milizie etniche, come l'Organizzazione per l'indipendenza del Kachin, a seguito di un accordo con Yangoon di oltre 10 anni fa, che consentì la fine di una guerra secessionista. Proprio le milizie etniche, dice Gw, consentono alle società cinesi il taglio dei boschi.
Dal 2001 Pechino ha contratto impegni con i Paesi vicini per tutelare le foreste dal taglio illegale di alberi. Ma la Cina è il secondo maggior importatore mondiale di legno (dopo il Giappone) che utilizza non solo per le necessità interne ma anche per prodotti che esporta. Nel 2003 ha esportato nei soli Stati Uniti prodotti di legno per 3 miliardi di dollari. Nonostante il grave danno, dal Myanmar proviene "solo" il 2-3% del legno importato. (PB)