La Cina censura, gli "Stati canaglia" ignorano il discorso inaugurale di Barack Obama
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino ha censurato alcuni passaggi del discorso inaugurale di Barack Obama: dai media cinesi sono infatti scomparsi i riferimenti del neo-presidente Usa al “comunismo”, alla lotta per il potere perpetrata con “la corruzione e l’inganno” e la repressione dei “dissidenti”.
Ieri i principali media e i siti web della Cina hanno trasmesso in diretta da Washington le fasi del giuramento di Obama e il successivo discorso con cui ha inaugurato la presidenza. In internet il testo è reperibile nella versione integrale in inglese, ma la traduzione in cinese ha eliminato alcuni passaggi ritenuti scomodi dal governo. La censura ha colpito tre passaggi del discorso di Obama: il primo, quando il presidente degli Stati Uniti ha menzionato quanti “hanno affrontato il comunismo e il fascismo non soltanto con i missili e i carri armati, ma con alleanze solide e convinzioni durature”. L’intera frase è stata rimossa dalla versione inglese dell’agenzia ufficiale di Stato Xinhua e da Netease, portale web molto diffuso fra gli internauti cinesi. Il secondo è l’esplicito riferimento di Obama “ai leader del mondo” che “attribuiscono i mali delle loro società all’Occidente”, scaricando sugli altri colpe che sono connaturate al modo in cui gestiscono il potere. Il terzo passaggio cancellato nei web cinesi riguarda quanti si attaccano “al potere con la corruzione e l’inganno”, e fanno “tacere i dissidenti” scegliendo, secondo Obama, il “lato sbagliato della storia”.
Analoga censura è stata operata anche ieri, nel corso della diretta: la China Central Television, principale canale televisivo del Paese, ha diffuso il discorso di Barack Obama con la traduzione in tempo reale. La trasmissione è stata interrotta nel momento in cui il presidente Usa ha fatto riferimento al comunismo e la linea è tornata allo studio. Il conduttore, spiazzato dal cambiamento di programma, si è affrettato a porre un quesito ad un ospite.
La presidenza Obama sembra innervosire la leadership cinese, che ha intrattenuto rapporti amichevoli con il predecessore, George W. Bush: in un editoriale apparso sul quotidiano di Stato China Daily si fa riferimento alla volontà diffusa in America di “rompere” con la politica promossa durante gli otto anni di presidenza repubblicana e molti si “domandano” o “si preoccupano, per essere precisi, se il nuovo presidente ignorerà i progressi nei rapporti bilaterali costruiti a fatica negli anni”. Il governo cinese saluta “il vecchio amico Bush” e fatica a inquadrare Barack Obama, una personalità definita “enigmatica”, pur auspicando “il mantenimento di stabili rapporti bilaterali”. Di buon auspicio, in questa direzione, le dichiarazioni del probabile neo-segretario di Stato Hillary Clinton, secondo la quale “le relazioni fra i due Paesi” sono “le più importanti per questo secolo”. La crisi economica globale spinge verso la cooperazione, ma restano in sospeso alcune questioni irrisolte come il rispetto dei diritti umani e il problema tibetano.
Nessun commento giunge invece dalla Corea del Nord, dove i media di Stato hanno fatto silenzio assoluto sul giuramento di Barack Obama. Giornali e tv hanno parlato della visita del ministro nord-coreano degli esteri in Guinea, ma al neo-presidente Usa non si è fatto alcun riferimento. Anche l’Iran, altro stato inserito nella lista nera dei “Paesi canaglia”, ha fatto passare in secondo piano il discorso di Obama, dando precedenza alla manifestazione organizzata a Teheran a “sostegno” del popolo palestinese. Il giornale ultra-conservatore Kayhan Daily etichetta Obama come un “fan dei sionisti” e non si profilano all’orizzonte miglioramenti nei rapporti diplomatici fra i due Paesi, mentre rimane aperta la questione nucleare iraniana. Nessun commento anche dalla giunta militare in Myanmar, mentre l’opposizione e i dissidenti auspicano prese di posizione concrete dal nuovo presidente contro una dittatura militare che continua a governare reprimendo nel sangue qualsiasi forma di dissenso. In Afghanistan i talebani, pur affermando di “non avere problemi personali con Obama”, avvertono il presidente di “fare tesoro dei fallimenti dell’Unione Sovietica” e di richiamare le truppe dal Paese, lasciando “agli afghani il compito di decidere del loro futuro”.
In Russia, il premier Vladimir Putin non nasconde il suo “scetticismo”, dicendosi “profondamente convinto che le più grandi delusioni derivano da altrettanto grandi speranze”. Manifesta ottimismo, invece, il primo ministro di Israele Ehud Olmert secondo il quale sotto la presidenza Obama “verranno prese iniziative comuni per promuovere la pace e la stabilità in Medio Oriente”.
In Indonesia, dove ha vissuto quattro anni da bambino, il giuramento di Obama è stato salutato con feste, danze e balli, mentre il presidente Susilo Bambang Yudhoyono auspica che Obama “sappia affrontare la crisi economia mondiale”. La finanza resta il metro di giudizio con il quale anche i commentatori della Thailandia aspettano di valutare l’operato della nuova amministrazione americana. La Malaysia chiede maggiore attenzione “per l’area del sud-est asiatico”, ignorata troppo a lungo dal predecessore. Esperti di politica internazionale in India auspicano infine che Barack Obama prosegua “il cammino del dialogo” già tracciato dall’amministrazione Bush.
10/11/2008