La Chiesa russo-ortodossa appoggia la legge contro adozioni da Usa
Mosca (AsiaNews) - Sollevando un coro di critiche da parte della società civile, che l'accusa di collaborazione col Cremlino, la Chiesa russo-ortodossa ha dato il suo appoggio alla controversa "legge anti-Magnitsky". Firmata il 28 dicembre dal presidente Vladimir Putin, nonostante l'opposizione di unaparte dello stesso governo russo, la legge vieta le adozioni di orfani russi da parte di cittadini americani, a partire dal 1° gennaio 2013. Il provvedimento è stato varato in risposta alla legge approvata negli Stati Uniti con il nome di Magnitsky Act, che impone sanzioni ai funzionari russi, sospettati di essere coinvolti in violazioni dei diritti umani. Sergey Magnitsky era l'avvocato deceduto in circostanze sospette in una prigione moscovita nel 2009, dopo aver denunciato un caso di corruzione all'interno del Ministero dell'Interno russo.
Ispirata al caso del piccolo Dima Yaklovev - morto nel 2008 nell'auto, in cui era stato dimenticato dal padre adottivo americano, poi assolto dalla giustizia statunitense - la nuova legge russa, impone anche la sospensione del lavoro di Ong russe che svolgono attività politica con finanziamenti Usa e si prefigge di prendere misure anche contro tutti gli stranieri responsabili di violazioni dei diritti umani dei cittadini russi all'estero.
L'arciprete Vsevolod Chaplin - capo del Dipartimento per le relazioni tra la Chiesa e la società del Patriarcato di Mosca - ha detto che la legge "è il tentativo di dare risposta a una domanda elementare: perché dobbiamo vendere i nostri bambini all'estero?". Parlando con l'agenzia Interfax, inoltre, ha detto che per gli orfani cresciuti da stranieri "si allontana la possibilità dell'ingresso nel Regno di Dio", perché di solito non ricevono una vera educazione cristiana.
Per i detrattori della Chiesa russa, si tratta di un nuovo episodio, in cui il Patriarcato "mostra di agire più come un ministero dipendente dal Cremlino, che come un corpo spirituale indipendente".
Durante tutto il dibattito e le polemiche che hanno accompagnato l'approvazione della legge, il Patriarca Kirill non si è pronunciato. Solo una volta firmato il documento da Putin, il leader dei russo-ortodossi ha detto che la Chiesa stanzierà fondi - di cui non ha specificato natura ed entità - per programmi di sostegno a orfani e famiglie in difficoltà.
Insieme alla legge - criticata da difensori per i diritti umani e da alcuni ministri tra cui il fedelissimo di Putin, Serghei Lavrov, a capo della diplomazia russa - il presidente russo ha firmato anche un decreto per il miglioramento delle condizioni degli orfani. L'idea è di compensare il bando con incentivi alle adozioni da parte di famiglie russe. Ma il problema è anche culturale: l'adozione in Russia è ancora considerata una scelta da nascondere. Inoltre, in patria hanno possibilità di trovare una famiglia, solo bimbi molto piccoli e sani, a causa dei pregiudizi sulle "tare genetiche", che le famiglie disagiate trasmetterebbero.
La "legge anti-Magnitsky" blocca immediatamente anche tutte le procedure di adozione arrivate ormai alla fase finale: 52 bambini russi, che stavano per partire per gli Usa rimarranno così in patria. Il New York Times ha denunciato la situazione disperata di queste coppie americane, che ora vedranno "stravolti" i loro progetti. La maggior parte di loro ha già affrontato le consistenti spese per un'adozione internazionale (calcolate dal quotidiano americano intorno ai 50.000 dollari) ed è stata sottoposta a forte stress psicologico. Secondo l'agenzia americana per le adozioni, tra le 200-250 coppie avevano già individuato il loro futuro figlio adottivo in un bambino russo.
Secondo l'Unicef, nella Federazione circa 740mila bambini sono in attesa di affidamento e solo 18mila russi sono in lista per la loro adozione, mentre gli Usa rappresenta solitamente la principale destinazione (più di 60mila, negli ultimi due decenni).