La Chiesa mongola festeggia i suoi primi 20 anni: "Dio ha fatto grandi cose per noi"
Ulaanbaatar (AsiaNews) - Una comunità "piccola ma vivace, che ringrazia Dio per le grandi cose che ha fatto per lei". Con queste parole il Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, mons. Wenceslao Padilla, commenta la preparazione per le celebrazioni dei primi 20 anni di vita della Chiesa cattolica in Mongolia. I festeggiamenti avranno luogo il 10 e l'11 luglio, e vedranno la presenza di mons. Savio Hon Taifai, Segretario della Congregazione vaticana per l'Evangelizzazione dei popoli, e di mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo della diocesi coreana di Daejeon.
La prima missione mongola venne aperta nel 1992 proprio da mons. Padilla, anche Nunzio apostolico in Corea, che arrivò a Ulaanbaatar con due confratelli della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria. Oggi sono 64 i missionari che, provenienti da 18 Paesi, lavorano con la comunità locale: appartengono a 9 congregazioni religiose e alla diocesi di Daejeon. Nel frattempo, i cattolici hanno raggiunto le 415 unità.
Per il Prefetto "bisogna essere grati per il lavoro generoso di tanti missionari. Ma dobbiamo anche spingere sempre di più per stimolare una Chiesa locale, fatta da mongoli: è il momento di incoraggiare le vocazioni, l'animazione pastorale e i battesimi. Possiamo fare molto di più, e siamo stimolati a farlo".
Oggi la missione cattolica in Mongolia ha 4 parrocchie, una in più rispetto al 2007. Sono la chiesa dei santi Pietro e Paolo, di Maria, del Buon Pastore e di Maria Ausiliatrice: quest'ultima si trova a Darhan, la seconda città per grandezza del Paese. Esistono inoltre diverse scuole cattoliche - soprattutto per i meno abbienti - e il Centro tecnico don Bosco, che offre un'alternativa agli studi classici. Inoltre, proprio in occasione dei 20 anni verrà aperta una clinica per i poveri alla periferia di Ulaanbaatar.
A reggere questo compito sarà un sacerdote coreano, p. Pietro, inviato qui da mons. You. Che ad AsiaNews racconta: "La mia diocesi ha inviato in Mongolia 4 sacerdoti e uno di loro si è occupato negli ultimi 4 anni di ottenere i permessi necessari per aprire questo piccolo ospedale. Siamo molto fieri di lui, e siamo pronti a sostenerlo anche economicamente. Domenica celebrerò la messa con mons. Hon e mons. Padilla, e il mio pensiero sarà per questa missione".
I rapporti sono molto stretti: "Oltre ai 4 sacerdoti coreani, qui a Daejeon studiano 2 seminaristi mongoli. Inoltre, i miei fedeli si sono presi l'incarico di sostenere gli studi di un seminarista locale, il primo mongolo che vuole divenire sacerdote. La Corea del Sud ha avuto tanto grazie al lavoro dei missionari stranieri: è arrivato il momento di ricambiare".