15/02/2008, 00.00
SRI LANKA
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La Chiesa di Mannar chiede correttezza ai media locali

di Melani Manel Perera
Il vescovo Rayappu fornisce la sua versione sull’attacco al santuario di S. Anthony, in cui sono morti 6 soldati tre giorni fa. La stampa ha indirettamente accusato la Chiesa di aver facilitato l’attentato, chiedendo la presenza dei militari nell’edificio. Oggi in un comunicato secca smentita e richiesta di rettifica.
Colombo (AsiaNews) – La vicenda dell’attacco al santuario di S. Anthony, zona di Mannar, in cui sono morti 6 soldati e che ha danneggiato seriamente l’edificio, è stata mal riportata dai media in Sri Lanka e oggi i responsabili della diocesi forniscono la loro versione sul bombardamento dell'edificio da parte delle dei ribelli delle Tigri tamil (Ltte).  L'attcco, avvenuto il 12 febbraio, ha ucciso 6 soldati governativi e ne ha fereiti 10. La chiesa ha subito seri danni al portico e all’entrata.
 
Giornali nazionali hanno riferito che le vittime si trovavano al santuario per rispondere alla richiesta della comunità cattolica di un servizio d’ordine (sharamadana) davanti all’edificio religioso. Questo avrebbe dato la possibilità alle Ltte di colpire i militari.
 
Nel loro comunicato il vescovo di Mannar, mons. Joseph Rayappu, e il parroco della cattedrale di S. Sebastiano, p. S.K. Devarajah chiariscono, invece, che l’esercito aveva occupato di sua iniziativa il complesso del santuario e che da parte loro non era stata fatta alcuna richiesta di aiuto.
 
Il santuario è “caro a cattolici e non” come spiegano alcuni abitanti. Ma da settembre 2007 non è più frequentato dai fedeli a causa dell’inasprirsi degli scontri nella zona. Lo scorso 11 febbraio, però, p. Devarajah si è recato al santuario su permesso delle autorità militari, per tentare di organizzare un pellegrinaggio in occasione della Quaresima. Quel giorno il sacerdote ha parlato con alcuni uomini delle forze di sicurezza spiegando loro il progetto e chiedendo come si poteva realizzare. “Ma mai – spiega il parroco – abbiamo fatto richiesta di un sharamadana o di ogni altro genere di aiuto”.
 
Il comunicato del vescovo e di p. Devarajah chiede ai media locali di rettificare gli articoli apparsi sulla vicenda ed esprime le  condoglianze della diocesi ai familiari dei militari uccisi nell’attacco.
 
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