06/05/2024, 15.16
VATICANO
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La Chiesa ai buddhisti per il Vesak: ‘Testimoniamo insieme che l’odio non si placa con l’odio’

Il messaggio del dicastero per il Dialogo interreligioso per la festività che ricorda la nascita, l'illuminazione e la dipartita del Buddha. Citata la preghiera del venerabile Maha Ghosanda, testimone degli orrori del genocidio cambogiano: “Rimuoviamo le mine dell’odio dai nostri cuori”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “La riconciliazione e la resilienza sono i correttivi necessari per una cultura della violenza che spesso viene giustificata come risposta deplorevole ma necessaria ad azioni militari o terroristiche aggressive”. Lo scrive il dicastero per il Dialogo interreligioso nel messaggio ai buddhisti pubblicato oggi in occasione della festa del Vesak, il tempo sacro che commemora la nascita, l'illuminazione e la dipartita del Buddha e che verrà celebrato il prossimo 23 maggio.

Il testo - firmato come di consueto dal card. Miguel Ángel Cardinal Ayuso Guixot e da mons. Indunil Kodithuwakku, rispettivamente prefetto e segretario del dicastero – riprende l’appello "Mai più la guerra”, pronunciato da Papa Paolo VI nel suo discorso alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965 e quanto mai attuale oggi. “La continua escalation dei conflitti in tutto il mondo - commenta il dicastero - richiede una rinnovata attenzione alla questione critica della pace e una riflessione più profonda sul nostro ruolo nel superare gli ostacoli che si frappongono alla sua crescita. Oltre alle nostre costanti preghiere e speranze, la situazione attuale ci richiede sforzi vigorosi. Per fare la nostra parte nel porre fine all'odio e al desiderio di vendetta che portano alla guerra e nel curare le ferite che la guerra ha inflitto all'umanità e alla terra, la nostra casa comune, dobbiamo rafforzare il nostro impegno a lavorare per la riconciliazione e la resilienza”.

Queste due dimensioni - profondamente radicate sia nella tradizione buddhista, sia in quella cristiana - “ci permettono di perdonare e chiedere perdono, di amare e stare in pace con noi stessi e con gli altri, anche con coloro che ci hanno fatto del male”. “Il Buddha – ricordano il card. Ayuso Guixot e mons. Kodithuwakku - ha tramandato la saggezza senza tempo secondo cui ‘in questo mondo l'odio non si placa mai con l'odio. Si placa solo con l'amorevolezza’. (Dhammapada, v. 5), mentre San Paolo, facendo eco all'appello di Gesù per un perdono senza limiti (Vangelo di Matteo 6,14), esorta i cristiani ad abbracciare il ministero della riconciliazione iniziato da Dio in Cristo (2 Corinzi 5,11-21)”.

In questo camino il messaggio ricorda anche “la saggezza senza tempo del Venerabile Maha Ghosanda, testimone degli orrori del genocidio cambogiano e ispiratore del Dhamma Yatra Peace Pilgrimage, che ci esorta a ‘rimuovere le mine dell'odio dai nostri cuori’”. Mentre papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti assicura che “la riconciliazione riparatrice ci farà risorgere e farà perdere la paura a noi stessi e agli altri”. Tutti noi – conclude il messaggio rivolgendosi tanto ai cristiani quanto ai buddhisti - siamo chiamati a riscoprire e a fare tesoro di questi valori presenti nelle nostre rispettive tradizioni, a far conoscere meglio le figure spirituali che li hanno incarnati e a camminare insieme per la pace”.

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