L'Onu condanna esercito e ribelli per crimini di guerra contro la popolazione siriana
Damasco (AsiaNews/ Agenzie) - L'Onu ha condannato per crimini di guerra l'esercito siriano e i ribelli. Secondo il rapporto firmato dai 47 membri del Consiglio per i diritti umani, i militari e i guerriglieri "shabbiha" sono responsabili del massacro di Houla (Hama) costato la vita a 100 persone e di altre atrocità a danno dei civili, compreso il bombardamento di un ospedale ad Aleppo. Più lieve la condanna contro i ribelli che avrebbero commesso crimini, ma "in misura minore" e "con meno frequenza" rispetto ai soldati del regime. Il documento copre il periodo che va dal 15 febbraio al 20 luglio e si basa su 1.062 interviste fatte alla popolazione siriana e ai rifugiati all'estero. I dati sono però scarsi e in parte poco attendibili a causa della difficoltà nella raccolta di informazioni sul campo ostacolata e dall'esercito e dai ribelli.
A dirigere la commissione di indagine vi sono Paulo Sergio Pinheiro, diplomatico brasiliano e da Karen Koning AbuZayd, cittadina statunitense ed ex responsabile del United Nations Relief and Works Agency (Unrwa), agenzia delle Nazioni Unite che aiuta i rifugiati palestinesi. Dal rapporto emergono nuove prove a carico dell'esercito considerato responsabile del massacro Houla avvenuto lo scorso 25 maggio. I due diplomatici sottolineano che tali dati rafforzano la posizione della comunità internazionale che da mesi chiede un'azione più dura nei confronti del regime siriano per crimini contro l'umanità. "Entrambe le parti sono colpevoli di crimini di guerra - ha affermato la AbuZayd - ma la maggior parte dei massacri è opera del governo Assad". La diplomatica sottolinea che in questi mesi il regime ha messo a punto una vera e propria politica di guerra contro il suo stesso popolo. Le operazioni sono sempre di più su vasta scala e coinvolgono soldati e forze di polizia.
L'escalation di violenza è aggravata dal progressivo isolamento del regime di Bashar al-Assad da parte di Occidente e Paesi arabi e dal rifiuto dei ribelli di scendere a patti con il governo. Il rapporto Onu sui di crimini di guerra ha spinto gli Stati arabi a espellere la Siria dall'Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci). La decisione è stata resa nota oggi al termine del summit con un comunicato dei 57 membri dell'Oci alla Mecca (Arabia saudita). L'espulsione è stata però criticata dall'Iran, principale alleato di Assad, che ha accusato i presenti di violare la carta dell'organizzazione. Infatti, nessun delegato siriano era presente durante la votazione. Ali Akbar Salehi, ministro degli Esteri iraniano, ha dichiarato che "la cooperazione è più logica della sospensione l'Oci deve aiutare governo e opposizione a condurre negoziati per porre fine alla crisi".
Nonostante gli sforzi per un cessate- il-fuoco compiuti in questi mesi da Kofi Annan, ex inviato speciale per Onu e Lega Araba, e i continui appelli di pace del papa, il conflitto fra esercito e ribelli non accenna a diminuire. Ieri, una forte esplosione ha colpito una caserma militare situata vicino all'hotel che ospita gli osservatori delle Nazioni Unite a Damasco. Secondo i media di Stato l'attentato è opera del Free Syrian Army, che vuole mettere in cattiva luce il regime durante la visita di Valerie Amos, responsabile della Commissione Onu per i diritti umani. Dopo alcune settimane di tregua, sono ripresi anche gli scontri a fuoco in diversi quartieri della capitale, fra cui quello di Mezzeh sede degli uffici del Primo ministro. Ad Aleppo continua invece l'offensiva del regime, che in questi giorni ha conquistato i quartieri settentrionali della città fino ad ora controllati dai ribelli. Nell'operazione sono morti 18 civili.
Ieri, in occasione della festività dell'Assunta, mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, ha consacrato la Siria al Cuore Immacolato di Maria. La consacrazione si è tenuta nella cattedrale a nome di tutti vescovi e fedeli cattolici siriani.