L'Europa chiede alla Turchia di "liberare" la scuola del Patriarcato ecumenico
Fondata nel 1842, la scuola è di fatto chiusa dal 1971, in quanto la possono frequentare solo giovani turchi di religione ortodossa, che sono sempre troppo pochi. Il Patriarcato spera che la visita di Benedetto XVI aiuti ad ottenere il rispetto dela libertà di religione e dei diritti delle minoranze.
Istanbul (AsiaNews) Quest'anno è stato rifatto l'impianto elettrico, dopo che l'anno scorso erano state sostituite le vecchie finestre di legno con quelle di alluminio; le pareti sono di un bel rosa antico e bianco; i banchi sono scrittoi: alti, di legno nero, sagomati, con il piano che si solleva e la sedia di legno intarsiato. Vuoti. Non ci sono alunni. Nessuno.
Fondata nel 1842, la Scuola teologica del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli sorge in cima ad un'isoletta del mar di Marmara, Halki, ad un'ora e mezzo di navigazione da Istanbul, ricca di boschi e di villette per vacanze. Sull'isola non possono circolare automobili o altri mezzi a motore, così per muoversi, ed anche per salire alla scuola, che la domina, si deve prendere una delle colorate carrozzelle con due cavalli che fanno da taxi.
Doroteos, il sacerdote ortodosso che ne è il responsabile, racconta ai visitatori che la Scuola è stata fondata sul luogo di precedenti insediamenti sacri: ci sono ruderi del IX secolo. Distrutta o danneggiata dai terremoti che qui non sono rari, l'attuale edificio è completamente antisismico ed. ha la forma di una "p" greca, in onore di San Paolo. Ha funzionato durante l'Impero ottomano ed ha continuato a svolgere il suo compito di formazione sotto la Repubblica turca....Fino al 1971.
Da allora, di fatto, è chiusa. La potrebbero frequentare solo studenti turchi di religione ortodossa, ma in tutta la Turchia, la comunità ortodossa, che all'epoca della fondazione della scuola contava quasi 200mila fedeli, oggi ne ha alcune migliaia, meno di 5mila. A Haliki, i cristiani erano 180, ora sono 25. Così, non si riesce mai ad avere abbastanza studenti turchi di religione ortodossa che vogliano frequentare questa scuola. "Abbiamo chiesto - dice Doroteos - l'iscrizione per 5 studenti, ma hanno detto che sarebbe costato troppo e li hanno mandati in altre scuole". "La soluzione naturalmente c'è: basterebbe consentire la frequenza a studenti ortodossi stranieri". Ma per loro, il governo impone un visto che scade dopo tre mesi. Persino la proprietà della scuola, della quale il Patriarcato ha i titoli, non è sicura.
Lo stesso governo, però, ha nominato, secondo la legge, un vicedirettore, anzi una vicedirettrice. Si chiama Perla. Il cognome non lo dice; si limita a spiegare che il suo lavoro attuale è spedire la posta al Ministero dell'istruzione. Alla domanda "che rapporti avete con lei?", uno dei pochi ortodossi presenti risponde "umani".
L'atmosfera è surreale. Tutto è pulito, ordinato e vuoto: il refettorio, l'aula magna con i ritratti dei rettori alle pareti di stoffa rossa e un'icona della Madonna su una sedia al centro, la biblioteca. "Ci sono 60mila volumi di 33 diverse materie spiega Doroteos ed anche libri antichi. Alcuni studenti vengono anche dagli Stati Uniti o dall'Australia, per preparare le tesi di laurea. Naturalmente possono stare qui per non più di tre mesi".
E c'è anche un piccolo appartamento per le eventuali visite del patriarca ecumenico. L'attuale, Bartolomeo I, qui ha studiato prima e insegnato poi e continua a venire in visita, "anche una volta al mese". Ci vengono anche metropoliti e religiosi, per motivi di studio. Attualmente c'è un metropolita
Al Patriarcato ecumenico sostengono che la chiusura della Scuola costituisce una violazione dell'articolo 40 del Trattato di Losanna, col quale la Turchia si è impegnata a garantire i diritti delle minoranze, e dell'articolo 24 della Costituzione turca, che garantisce la libertà di religione e di educazione. Garanzie che sono previste anche dall'articolo 9 della Convenzione Europea sui diritti dell'uomo, che la Turchia ha firmato. Ora, però, sembra che l'Europa si sia mossa: è di pochi giorni una risoluzione del Parlamento europeo che chiede ad Ankara di consentire al Patriarcato di far funzionare "il seminario" di Haliki.
Da parte sua, Bartolomeo I non nasconde di sperare che la visita di Benedetto XVI in Turchia, a novembre, sia di aiuto anche alla libertà di religione e ai diritti delle minoranze. Cattoliche e ortodosse.