L'Asean di Anwar: ambizioni personali e nodi irrisolti
L’analista Bridget Welsh, esperta di Sud-est asiatico, analizza i primi passi di Kuala Lumpur alla guida del blocco: la leadership avrà successo se metterà “gli interessi di chi vive nella regione al di sopra di quelli dei suoi leader”. "Invocare 'elezioni inclusive' in Myanmar contraddice la situazione reale sul campo".
Kuala Lumpur (AsiaNews) - La tanto decantata presidenza di turno Asean per il 2025 della Malaysia, guidata dal premier Anwar Ibrahim, potrebbe essere di gran lunga inferiore alle tanto decantate attese e aspettative emerse, anche e soprattutto per quanto riguarda le priorità del blocco dei 10 Paesi del Sud-est asiatico. Ad affermarlo è l’analista ed esperta di questioni internazionali Bridget Welsh, la quale sottolinea il rischio concreto di una attenzione “troppo focalizzata su Anwar” e “troppo poco” interessata alle molte questioni che riguardano l’associazione.
Citando un esempio, l’esperta ha ricordato la scelta personale del primo ministro Anwar Ibrahim di avere come consigliere Asean il controverso ex premier thai Thaksin Shinawatra; una decisione che non è stata certo apprezzata dalle parti di Bangkok e in una nazione caratterizzata da profonde divisioni politiche (anche) attorno alla famiglia Shinawatra. Per poi aggiungere che “gli interventi di Thaksin sulla crisi in Myanmar non hanno avuto finora alcun impatto”.
Un altro problema è la mancanza di un piano fattibile o di una tabella di marcia ben definita per soddisfare le aspettative del blocco, soprattutto quando l’attenzione si concentrerà maggiormente sui “punti di pressione” che l’Asean deve affrontare. Nel suo blog “Bridget Welsh” l’esperta poi ha affermato che è altrettanto evidente come la presidenza di Kuala Lumpur per il 2025 sia iniziata “col piede sbagliato” in occasione del primo incontro a livello di ministri degli Esteri a Langkawi (Malaysia) il mese scorso. “La dichiarazione congiunta diffusa dopo l’incontro - spiega - è stata una lunga e poco focalizzata lista di stanche riaffermazioni relative a diverse di questioni, dal ruolo Asean nella sicurezza regionale e nella cooperazione economica, alle azioni di Israele a Gaza”.
“Il comunicato - prosegue Welsh - ha parlato di ampie ambizioni, ma non ha evidenziato adeguatamente le aree di azione prioritarie” del blocco dei 10 Paesi del Sud-est asiatico. E la stessa Kuala Lumpur sembrata “impreparata” nel coinvolgere i media sui suoi piani di presidenza. Se la Malaysia non crea “una tabella di marcia per i suoi obiettivi per l’Asean nel 2025, rischia di sprecare un’opportunità vitale per rafforzare il blocco” in un periodo “critico di incertezza nella geopolitica globale, prestando il fianco ad attacchi e accuse”.
Asean, gli obiettivi
Welsh ha affermato che sono necessari degli aggiustamenti e ha delineato alcune delle priorità sulle quali dovrebbe agire la presidenza malaysiana per raggiungere gli obiettivi Asean. “Innanzitutto, il blocco regionale - sottolinea - deve essere pronto a rispondere alle minacce che incombono sull’economia del Sud-est asiatico”. Al riguardo, “lo spettro dei dazi imposti dalla nuova amministrazione di Donald Trump negli Stati Uniti ha già messo in agitazione molte nazioni” dell’area. “Inoltre, molti di questi Paesi - ricorda - registrano elevati deficit commerciali con gli Stati Uniti, il che potrebbe averli inseriti nella lista dei Paesi sotto osservazione di Trump”.
Di contro, l’Asean deve mantenere la sua ”centralità regionale ora più che mai”, perché le attuali condizioni geopolitiche rischiano di favorire “comportamenti individualistici” da parte dei Paesi e governi, più che la cooperazione. Queste condizioni richiederanno alla Malaysia, presidente di turno 2025, di concentrarsi sulla promozione del commercio multilaterale e di migliorare collettivamente le potenziali perturbazioni economiche”.
Un’altra questione urgente che richiede l’attenzione di Anwar è la “criminalità transnazionale”, anche perché le nazioni Asean sono spesso “epicentro di un’economia globale della truffa multimiliardaria. Il Sud-Est asiatico - afferma la studiosa - sembra ancora negare la gravità di questo problema e le ragioni per cui deve essere affrontato con urgenza”. In particolare, secondo Welsh gli Stati membri Myanmar, Cambogia e Laos, sono diventati dei “paradisi per le truffe”, mentre i gruppi criminali hanno “vittimizzato le persone con frodi online sulla macellazione dei maiali e hanno trafficato migliaia di persone con false offerte di lavoro”.
Queste operazioni fraudolente hanno avuto un “effetto a catena”, poiché hanno iniziato a influenzare negativamente il turismo regionale, soprattutto quello proveniente dalla Cina. “I social media - avverte - sono pieni di cittadini cinesi che scrivono di temere di essere rapiti, soprattutto se visitano la Cambogia o la Thailandia. Se l’Asean - ammonisce - non reagisce ora contro i criminali transnazionali, sarà molto più difficile farlo in seguito. Basta guardare al potere dei cartelli nelle Americhe per vedere le conseguenze di una mancata azione a livello regionale”.
Il fattore Myanmar
Analizzando l’incontro a Langkawi, l’esperta sottolinea che la risposta di Kuala Lumpur alla guerra civile in Myanmar è stata forse l’indicatore più preoccupante di una presidenza potenzialmente “non all’altezza delle aspettative”. La leadership locale ha mostrato una comprensione inadeguata delle condizioni attuali del Myanmar, dove ricorre il quarto anniversario del colpo di Stato militare che ha rovesciato un governo eletto. A peggiorare le cose il fatto che il Myanmar è stato duramente colpito dal blocco dell’assistenza umanitaria da parte dell’amministrazione Trump, che aggraverà una realtà già critica. Riferendosi alla dichiarazione congiunta Asean a conclusione della riunione dei ministri degli Esteri di Langkawi, ricorda come essa abbia invocato “pace” ed “elezioni inclusive” in Myanmar, contraddicendo la realtà sul campo.
“Le recenti presidenze Asean - secondo l’autrice - hanno rafforzato l’impegno con la giunta militare, anche se questa ha perso territorio e potere. La Malaysia ha lasciato presagire che potrebbe fare lo stesso quando ha riaffermato che il principale riferimento per l’impegno politico e diplomatico sarà il [già fallito] consenso in cinque punti”. “Questa mossa - prosegue - indica l’incapacità di riconoscere le molteplici poste in gioco all’interno del Myanmar. I governi degli Stati membri del blocco Asean hanno erroneamente dato priorità ai militari birmani rispetto ad altri gruppi, in particolare il governo di unità nazionale e i gruppi armati etnici che insieme controllano più della metà del Paese”.
Welsh ha quindi sottolineato che la presidenza della Malaysia deve adottare una strategia più inclusiva per il Myanmar, riconoscendo e coinvolgendo al tempo stesso pubblicamente tutte le parti interessate. “Se non si riesce a farlo, si mettono a rischio . Avverte - vite umane e anche la reputazione della Malaysia”.
Infine, se vi è stata una promessa nell’incontro di Langkawi è legata al tema della “sostenibilità” della Malaysia per il 2025. L’anno a venire offre un potenziale per la cooperazione sui crediti di carbonio e l’operatività del tanto necessario “Centro Asean per il cambiamento climatico”. “Anche in questo caso l’urgenza è fondamentale, poiché le nazioni del Sud-est asiatico continuano ad essere altamente vulnerabili ai danni legati ai cambiamenti climatici. La leadership della Malaysia in seno all’Asean - conclude - avrà successo se metterà gli interessi dei cittadini della regione al di sopra di quelli dei suoi leader e se stabilirà priorità chiare su questioni urgenti con piani realizzabili per raggiungerle”.
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