L’economia verde cinese e le sue incognite per i russi
La Russia ha esportato in Cina nel 2023 il 24% in più di petrolio rispetto all’anno precedente. E anche il gasdotto Sila Sibiri funziona al massimo delle sue possibilità. Ma la corsa di Pechino nella produzione di energie rinnovabili e nel mercato delle auto elettriche dice che i suoi obiettivi sono divergenti rispetto a quelli di Mosca. E che l'attuale boom - vitale per le finanze russe - non potrà durare a lungo.
Mosca (AsiaNews) – La Russia ha invertito l’esportazione dei carburanti estrattivi da Occidente a Oriente, ma il principale acquirente, la Cina, si sta muovendo velocemente in direzione di fonti di energia più pulita, con una grande prospettiva di cambiamento green nei prossimi decenni. E questo non giova certamente ai piani del Cremlino. Pechino attualmente è la principale ancora di salvezza per l’economia russa, acquistando sempre più grandi quantitativi di petrolio, carbone e gas, seppure a prezzi ribassati. Ma la Cina sta contemporaneamente diventando uno dei leader mondiali di energia verde e mezzi di trasporto elettrici, sottomettendo la stessa Europa al suo dominio nel settore.
Proprio in queste ore in cui Xi Jinping e Putin partecipano insieme ad Astana al vertice della Shanghai Cooperation Organization, il forum internazionale sulla sicurezza creato insieme da Pechino e Mosca nel 2001 e che comprende oggi i Paesi dell’Asia Centrale, l’India, il Pakistan e l’Iran, sul portale Važnye Istorii, “Storie importanti”, è intervenuta un’esperta russa di energie rinnovabili, Tatiana Lanšina, osservando come la Cina, finora leader mondiale nei residui di gas serra con un quarto dei detriti inquinanti a livello mondiale, abbia ormai messo l’energia pulita al vertice delle priorità della propria economia. Secondo le stime di Carbon Brief, nel 2023 il contributo di questo settore all’economia cinese ha raggiunto il record di 11.400 miliardi di yuan (1.600 miliardi di dollari), garantendo una grande crescita degli investimenti, fino al 40% del Pil. Vale a dire più che in ogni altro settore dell’economia.
Queste stime comprendono vari tipi di energia, quelle rinnovabili e il nucleare, le reti elettriche e gli accumulatori, le automobili elettriche e le ferrovie. Gli investimenti più corposi nel 2023 sono stati realizzati per la realizzazione di pannelli solari, auto elettriche e accumulatori. A livello mondiale la Cina detiene il 43% del potenziale di energia solare e delle pale eoliche, e nell’insieme la capacità di queste fonti rinnovabili supera quella di un terawatt; al confronto, quelle russe costituiscono lo 0,5% delle cinesi, e in generale la potenza di tutto il sistema energetico russo non raggiunge un quarto del solare e dell’eolico della Cina.
Sfruttando il basso costo della manodopera e l’enorme mercato interno, oltre alla velocità di realizzazione di queste opere, la Cina si propone sempre più come leader nella realizzazione degli accordi di Parigi sul clima. Allo stesso tempo, però, Pechino sfrutta sempre più intensamente anche le fonti “sporche” carbonifere. Sempre secondo i dati ufficiali, nel 2023 ha realizzato il 95% delle nuove strutture in questo campo a livello mondiale, utilizzando il 53% dei combustili fossili, una quota destinata ad aumentare nei prossimi anni. Le compagnie cinesi cercano dunque di approfittare al massimo delle possibilità di questo settore, finchè la conversione green non sarà radicale entro il 2030.
In questo panorama, il gas viene utilizzato dai cinesi soltanto per il 3% della produzione energetica, più che altro per i complessi industriali. La Cina rimane il massimo produttore mondiale di carbone, e il passaggio al gas non è conveniente, come anche l’uso del petrolio, che anche a livello mondiale non viene destinato all’energia, ma principalmente ai trasporti. E anche a questo livello l’economia cinese si sta “rinverdendo”, passando ai mezzi elettrici con impressionante velocità: già nel 2023 lo erano oltre il 25% delle nuove automobili, rispetto al 6% del 2020.
La Russia ha esportato in Cina nel 2023 una quantità di 107 milioni di tonnellate di greggio, il 24% in più dell’anno precedente, aumentando di 1,5 volte anche il gas, con 8 milioni di tonnellate di gas liquido naturale. Per questi materiali è diventata il principale cliente della Cina, superando perfino l’Arabia Saudita e il Turkmenistan. Le consegne però aumentano in base alle capacità di trasporto del gasdotto Sila Sibiri, “Forza della Siberia”, che è già al massimo delle sue possibilità, e non c’è verso di convincere i cinesi a sostenere e finanziare la costruzione del Sila Sibiri-2 (Putin ha dovuto incassare una nuova frenata nel suo recente viaggio a Pechino). L’enorme crescita degli scambi degli ultimi anni è quindi destinata ad arenarsi, e gli obiettivi cinesi nel settore tengono conto dei propri interessi molto più di quelli dei russi, con un effetto in prospettiva molto superiore a qualunque sanzione occidentale.
04/10/2023 13:18