Kuwait: quattro attivisti in carcere per un tweet contro la famiglia reale
Kuwait City (AsiaNews/ Agenzie) - Le autorità del Kuwait hanno condannato a 10 giorni di carcere quattro attivisti colpevoli di aver criticato l'emiro Sabah al-Ahmad al-Sabah. Altre tre persone, fra cui una donna, sono stati liberati ieri solo dopo il pagamento di una cauzione di 3mila euro.
Hamad al Matar, leader dell'opposizione ed ex membro del parlamento, sostiene che le autorità hanno imposto un "regime di polizia", che non risparmia nemmeno membri della famiglia reale. La scorsa settimana i servizi segreti ha tenuto in carcere per due giorni alcuni parenti dell'emiro colpevoli di aver aderito su twitter a gruppi legati all'opposizione.
Governato dall'emiro Sabah al - Sabah, il Kuwait è la più antica monarchia costituzionale del Golfo. La dinastia degli Sabah è di fatto al potere dalla fine de '700. Il sistema di governo è parlamentare. Per consuetudine l'erede al trono è anche il Primo ministro, ma il parlamento può decidere di rimuoverlo.
La crisi attuale è iniziata lo scorso marzo dopo la vittoria degli islamisti alle elezioni, segnando un risultato storico per il Paese da sempre vicino alle posizioni degli Stati occidentali. Per timore degli estremisti, l'emiro ha giudicato incostituzionale l'attuale legge elettorale. Egli ha annullato il voto di marzo, proponendo nuove elezioni per il prossimo 1° dicembre.
Il clima di contestazione si è scaldato dopo l'arresto di tre deputati dell'opposizione accusati di minare la pubblica sicurezza dell'emirato. Il timore di una rivoluzione popolare su modello della Primavera araba ha spinto il parlamento e il Consiglio dei ministri vicino alla casa reale a tentare in tutti i modi di modificare l'attuale legge elettorale, garantendo all'opposizione una serie di riforme democratiche, che però non sono state ancora messe in atto. Dal clima di contestazione è nato un potente fronte contrario alla casa reale che ha raccolto Fratelli musulmani, nazionalisti e partiti democratici riformisti. Essi hanno chiesto alla popolazione di boicottare le elezioni di dicembre, annunciando nuove manifestazioni di protesta.