Kurdistan irakeno: Finalmente siamo liberi!
Vescovo caldeo entusiasta della partecipazione. Ma nella zona di Mossul non sono arrivate le urne e le schede elettorali. Si voterà domani.
Amadiya (AsiaNews) Nella regione nord irakena del Kurdistan le elezioni sono state un vero successo. Il vescovo caldeo di Amadiya, mons. Rabban Al-Qas non nasconde la propria soddisfazione: "La totalità della gente che aveva diritto, è venuta a votare", ha detto ad AsiaNews. "Anche i più vecchi dei villaggi sono venuti, trasportati con le auto di servizio, con stampelle e con sedie portate a braccio da volontari e parenti. La mia vettura ho un pulmino da 8 posti l'ho messa a disposizione per portare a votare almeno 70 musulmani che abitano nei villaggi più lontani, vicino a Marsawa. Nei giorni scorsi sono caduti almeno 80 centimetri di neve. Ieri tutti si sono messi a spalare le strade per facilitare la circolazione".
Nel Kurdistan non vi è nessun problema di sicurezza, ma la vigilanza è alta. Ieri e per tutta la notte la polizia e l'esercito hanno fatto la guardia agli edifici (in maggioranza scuole) dove si sono aperti i seggi. I commenti della gente sono entusiasti: "Finalmente abbiamo la libertà! Finalmente possiamo scegliere chi ci governerà!". I curdi sono quelli che, assieme agli sciiti, hanno subito più di tutti l'emarginazione e la violenza del regime di Saddam Hussein. Fra i partiti più votati vi è l'Alleanza Curda, che raccoglie molti gruppi musulmani, zoroastriani e cristiani. Era presente nelle liste anche un partito musulmano sunnita. Oltre alle elezioni ufficiali, vi è stato anche una specie di referendum non ufficiale sull'autonomia del Kurdistan. Vari osservatori dicono che un Kurdistan autonomo rischia di creare preoccupazione nei vicini Siria e Turchia e una possibile guerra civile all'interno del Paese. Mons. Rabban blandisce queste voci come un inutile allarmismo: "Tutto il Kurdistan dice - è per l'unificazione con Baghdad in una struttura federativa".
Notizie più inquietanti vengono dalla zona di Mossul. Mons. Michael Maqdassi, il vescovo di Al Qosh ha affermato che fino ad oggi nell'area di Al Qosh, Karrakosh, ecc non sono arrivate le urne e le schede elettorali. E' probabile che ciò sia dovuto all'insicurezza delle strade, causata dai terroristi. Le autorità stanno pianificando le elezioni per domani.
Di fronte a chi esprimeva dubbi sulle elezioni, mons. Rabban dice: "La democrazia arriverà pienamente in Iraq. Oggi è un primo passo Chi vuole la nostra distruzione sono i fondamentalisti stranieri e i mercenari di Saddam. Noi siamo tutti ottimisti".