Kuala Lumpur: lo scontro sull’inglese e la guerra ‘socio-politica’ nelle scuole
Critiche al piano di studi decennale che aveva l’obiettivo di “rafforzare” la conoscenza della lingua, in particolare nelle scienze e nella matematica. Nel mirino anche i programmi di insegnamento bilingue. Un modulo promosso dall’attuale premier Ibrahim “mischia la religione con l’istruzione”.
Kuala Lumpur (AsiaNews) - Il piano di studi decennale 2015-2025 focalizzato sull’insegnamento dell’inglese elaborato dal ministro malaysiano dell’Istruzione, uno dei punti di forza del Malaysia Education Blueprint 2013-2025, si sta rivelando un fallimento. A meno di due anni dalla conclusione del programma non sembra aver infatti raggiunto gli obiettivi programmatici, fra i quali vi era quello di “rafforzare” la conoscenza della lingua fra i giovani studenti permettendolo loro di essere “più competitivi” a livello globale. E nasconde uno scontro di natura etnico-nazionalistica.
L’ultimo attacco in ordine di tempo è dell’ex primo ministro Mahathir Mohamad contrario alla decisione dell’attuale esecutivo di abolire l’uso dell’inglese nelle scienze e della matematica. Una scelta introdotta nel 2003 e già in passato fonte di controversia, che per i sostenitori mirava a garantire maggiori possibilità agli studenti di entrare nei più prestigiosi istituti internazionali e di competere a livello globale con pari età anglofoni. Abrogata nel 2013, la norma è stata reintrodotta dallo stesso Mahathir nel 2020 durante il suo mandato come ministro dell’Istruzione, perché “la maggior parte delle conoscenze scientifiche e matematiche sono in inglese”.
Alcuni gruppi di genitori e di insegnanti si sono anche opposti al progetto di abolire i programmi di insegnamento bilingue (Dlp), in base ai quali gli studenti possono utilizzare l’inglese in alcune materie. Un tema controverso, come emerge da un editoriale pubblicato su The Star nel marzo scorso in cui si invocano maggiori Dlp ma che, al tempo stesso, riporta le lamentele di genitori per i risultati “insoddisfacenti” nell’insegnamento dell’inglese.
La stampa ha fatto più volte da cassa di risonanza in questi mesi di lamentele e dubbi relativi al sistema educativo, ma le maggiori polemiche ruotano proprio attorno all’inglese che sembra essere al centro di una guerra “socio-politica”, più che educativa. Una riflessione pubblicata da Free Malaysia Today dell’aprile scorso criticava le intrusioni della politica nell’insegnamento, in special modo l’uso della lingua (locale) per conquistare voti e sostegno in alcuni gruppi (nazionalisti e religiosi filo-islamici). Al contrario, esso ribadiva l’importanza di una istruzione in lingua inglese di qualità per rendere la nazione sempre più competitiva su scala mondiale.
A rilanciare lo scontro un editoriale di Malaysiakini del 30 agosto in cui si afferma che “l’istruzione dovrebbe essere libera da interferenze politiche” per fornire “la migliore conoscenza possibile”. La riflessione prosegue attaccando l’attuale premier Anwar Ibrahim, colpevole di aver trascinato il sistema scolastico in lingua inglese ben lontano da quello degli anni ‘70 del secolo scorso. Nel mirino vi è anche il modulo Al Nawawi 40 Hadith rivolto a insegnanti e studenti musulmani, perché “mischia la religione con l’istruzione”.
Elementi, questi ultimi, che confermano come l’aspetto educativo e, di riflesso, l’uso dell’inglese siano più che mai una questione politica, legata a etnia e nazionalismo. Una operatrice di una ong cristiana protestante, dietro anonimato, ha riferito di pressioni subite da un malaysiano per l’uso dell’idioma Bahasa Malaysia (Bm) nelle scienze e nella matematica per “motivi di patriottismo”.
Altro fattore di preoccupazione è quello dei punteggi relativi al certificato di istruzione (Spm), compresi quelli in inglese. Quest’anno, infatti, molti studenti hanno scelto di non presentarsi all’esame anche perché la maggior parte degli studenti che lo sostengono lo supera, ma i risultati non sono uniformi. Un funzionario del ministero dell’Istruzione che si occupa della formazione degli insegnanti di inglese sostiene che il problema dei punteggi Spm è peggiore nelle scuole rurali che in quelle urbane. Ciò è legato al fatto che, nelle campagne o comunque lontano dai grandi centri urbani, l’inglese “sta rapidamente diventando una lingua straniera” perché se studenti e insegnanti sono “della stessa razza” tendono a usare “la lingua madre a discapito dell’inglese”.