Kuala Lumpur discute sulla formazione professionale dei giovani
L'Associazione dei lavoratori qualificati accusa il governo malese di non fare abbastanza per indirizzare i diplomati verso le esigenze delle industrie locali. La replica del vice primo ministro: "Stiamo lavorando a un piano per coordinare i 1260 istituti del Paese evitando sovrapposizioni e migliorando l'offerta formativa". Un’istruzione "di qualità inclusiva ed equa" tra gli Obiettivi di sviluppo dell'Onu.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Un’importante associazione di categoria malese accusa il governo di non fare abbastanza per promuovere l'istruzione e la formazione tecnica e professionale (TVET) tra i giovani del Paese. Accusa a cui le fonti ufficiali replicano sostenendo che già da febbraio è in corso una profonda ristrutturazione di questi programmi, con l’obiettivo di migliorare l’offerta formativa.
Qualche giorno fa Free Malaysia Today ha riferito che l'Associazione nazionale dei lavoratori qualificati (PKPB) si è pubblicamente lamentata dell'assenza di sforzi da parte del governo per rendere l'istruzione e la formazione professionale la prima scelta dei diplomati del Sijil Pelajaran Malaysia (SPM), l'esame di maturità del Paese che apre la strada all’università o al lavoro. Il PKPB ha anche affermato che l’industria malese fa troppo affidamento sulla manodopera straniera e che gli istituti di formazione professionale devono affrontare problemi finanziari e un curriculum troppo teorico.
A febbraio sul Malay Mail il vice primo ministro Datuk Seri Ahmad Zahid Hamidi, aveva annunciato l’istituzione di un'unità per coordinare i 1.260 istituti TVET della Malaysia, con l’obiettivo di razionalizzare l’offerta evitando sovrapposizioni e migliorare la preparazione dei diplomati. “La TVET è attualmente in fase di ristrutturazione”, conferma Rubin Khoo, addetto stampa del ministero della Gioventù e dello Sport, che è uno dei numerosi ministeri che offrono programmi di TVET.
Wirdawati Ahmad, un'istruttrice del Politecnico Tun Syed Nasir Syed Ismail, vicino a Johor Baru, spiega che i politecnici come il suo e i community college offrono programmi TVET sotto l’egida del ministero dell'Istruzione Superiore. Aggiunge che, come altri istituti di istruzione superiore malesi, anche il suo utilizza i risultati di apprendimento dei corsi (CLO) e i risultati di apprendimento dei programmi (PLO) per monitorare la qualità.
Dello stesso avviso anche Study Malaysia, secondo cui la TVET si attiene alla definizione dell'UNESCO di "studio delle tecnologie e delle scienze correlate, nonché l'acquisizione di abilità pratiche, attitudini, comprensione e conoscenze relative alle occupazioni in vari settori dell'economia e della vita sociale". Anche JPK Malaysia sostiene che l'istruzione e la formazione professionale comprendono gli Standard nazionali delle competenze professionali (NOSS), che enfatizzano “le componenti pratiche, le abilità psicomotorie e l'esposizione alla formazione nell'industria”, ricordando che questa formazione è stata già rinnovata nel 2017 per combattere quella che è stata percepita come una sopravvalutazione delle competenze accademiche a scapito delle discipline applicate.
L'Unesco, che gestisce 220 centri professionali in 140 Paesi, mira a dotare 10 milioni di giovani di competenze professionali adeguate entro il 2029 in linea con il quarto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Onu, che prevede “un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e la promozione di opportunità di apprendimento permanente per tutti”. Nel suo profilo nazionale TVET per la Malaysia, l'Unesco afferma che ci sono 285.000 giovani malesi iscritti a programmi TVET, di cui il 44% sono donne.
Photo: Flickr / World Bank Photo
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