Kirkuk, musulmani e cristiani uniti: dialogo, “unica salvezza” per l’Iraq
Un pranzo organizzato dall’arcidiocesi caldea ha visto allo stesso tavolo sunniti e sciti, capi tribù, curdi, turcomanni e cristiani, decisi a combattere chi vuole “distruggere la convivenza pacifica tra le religioni”. Portavoce del premier al-Maliki sul progetto della Piana di Niniveh: “Anche Baghdad contraria a dividere il Paese in ghetti”. L’ayatollah al-Sistani riceve ed esprime solidarietà a leader cristiani.
Kirkuk (AsiaNews) – Nella tragedia quotidiana che affronta il popolo iracheno, nella minaccia sempre più concreta di un Iraq diviso e settario, una speranza di dialogo e convivenza pacifica arriva da Kirkuk. Qui l’arcidiocesi caldea, lo scorso 9 giugno, ha organizzato un pranzo cui ha preso parte il Consiglio popolare della città. Religiosi musulmani sunniti e sciti, capi tribù, attivisti della società civile e rappresentanti civili arabi, curdi, turcomanni e cristiani hanno espresso alla comunità cristiana le loro condoglianze per l’uccisione di p. Ragheed Ganni e dei tre suddiaconi a Mosul, condannando “ogni atto in grado di distruggere la convivenza pacifica tra le religioni che nulla ha a che fare con lo spirito dell’islam”.
Dal canto suo l’arcivescovo mons. Louis Sako, promotore dell’iniziativa, ha espresso il suo rammarico per il kamikaze che il giorno prima (8 giugno), ha colpito e distrutto la moschea sciita di Al-Thikalain Husseiniyah, a Dakuk - 35 km a sud di Kirkuk - facendo almeno 25 morti e feriti. Nel suo intervento il presule ha ribadito “l’autenticità della presenza cristiana sul suolo iracheno e l’importanza che essa ha sempre avuto dal punto di vista culturale, umano e civile”; egli ha poi evidenziato l’importanza del dialogo tra le varie componenti del Paese e di quello islamo-cristiano, indicandolo come “unico mezzo per salvare l’intero Iraq”.
Intanto nuove voci istituzionali dall’Iraq confermano che il piano del “ghetto” cristiano nella Piana di Niniveh non trova approvazione a Baghdad. Ieri sera l’emittente Al Hura ha ospitato Yonadam Kanna, dell’Assyrian Democratic Movement ed ex membro del governo ad interim, il quale ha dichiarato che i cristiani devono poter vivere liberamente su tutto il territorio dell’Iraq. Nella stessa trasmissione, il portavoce del premier Nouri al Maliki, lo sciita Ali al-Dabbagh, ha detto che il governo è “categoricamente contrario a questo progetto, contro la divisione del Paese in ghetti o cantoni”. Egli ha inoltre riferito “l’apprezzamento delle autorità per le posizioni della Santa Sede contrarie ad un ‘Safe haven’ per i cristiani”; posizioni che il Papa avrebbe espresso durante l’incontro del 9 giugno con il presidente americano Bush in Vaticano.
Secondo quanto riportato dallo stesso al-Dabbagh, l’ayatollah Ali al-Sistani ha ricevuto ed espresso il suo appoggio ad alcuni capi religiosi cristiani, di cui però non si può rivelare l’identità per motivi di sicurezza.
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