Khrist Bhakta: decine di migliaia di indù affascinati da Cristo
di Nirmala Carvalho
La storia del movimento animato dai sacerdoti dell’Indian Missionary Society a Varanasi, la capitale spirituale dell’India indù. P. Anil Dev: le persone restano affascinate dal rapporto con un Dio personale e vivente, che ama e non chiede di essere ingraziato.
Mumbai (AsiaNews) - Sono quasi 30mila, indù ed anche musulmani, di caste sociali diverse, accomunati tutti dalla devozione a Gesù. È il movimento Khrist Bhakta sorto a Varanasi, la città santa dell’India induista, dall’opera di evangelizzazione nel nord del Paese dei sacerdoti della Indian Missionary Society (IMS). La storia di questi “Devoti di Gesù”, traduzione letterale del nome in indi del movimento, ha affascinato e interrogato i 1500 partecipanti al Congresso missionario della Chiesa indiana da poco concluso. A raccontarla ai delegati è stato p. Anil Dev, sacerdote IMS. Da 17 anni vive nel Matridham ashram di Varanasi, centro del Khrist Bhakta, ead AsiaNews raccontala sua esperienza di missionario indiano tra i Devoti di Gesù
Come è nato il Khrist Bhakta?
“Il movimento è il risultato dei satsangs, incontri di preghiera di circa due ore organizzati per la prima volta nel novembre del ’93 da devoti cristiani tra la popolazione tribale. Ora ai momenti settimanali della domenica partecipano almeno 4mila persone ed il movimento coinvolge quasi 30mila persone che sono molte di più del totale dei cattolici della diocesi. La maggior parte dei membri del Khrist Bhaktas vengono da noi in una situazione di oppressione spirituale e sociale, molti soffrono una condizione di vera e propria schiavitù dettata dal sistema patriarcale. Il nostro è innanzitutto un movimento di liberazione spirituale. L’incontro con il Vangelo comporta per loro un cambiamento di vita, una nuova identità, una cultura di preghiera e della fraternità che trasforma loro e la società in cui vivono”.
Eppure questi “devoti di Gesù” restano nella loro fede. Perché?
Il Vangelo è per tutti, non solo per chi chiede il battesimo. Questi poveri analfabeti, come anche i colti, arrivano da noi per arricchire la loro vita con gli insegnamenti di Gesù: anche questo significa evangelizzare. Il Khrist Bhakta resta un movimento per non cristiani e noi rimaniamo aperti ai suggerimenti che vorrà darci il Signore. Per ora ripetiamo le parole di San Paolo ai Corinti: ‘Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il Vangelo’.
Cosa attrae questi “devoti”?
Trovano ispirazione nella persona di Gesù e nei suoi insegnamenti. Sono attratti dalle sue sofferenze e dall’amore per i poveri. L’esperienza della preghiera comune, delle invocazioni pubbliche non è parte della tradizione indù. E questo dà loro un senso di liberazione e contentezza. Molti “devoti” soffrono forme di oppressione sociale e ostracismo. Il Khrist Bhakta è per loro la possibilità di entrare in incontro diretto con un Dio vivente e personale. L’esperienza di una rapporto libero, non segnato dalla paura, con un Padre che ama in modo incondizionato è l’esatto contrario di quello con divinità che hanno bisogno di essere ingraziate.
Ma come si può restare affascinati dal Vangelo senza convertirsi?
Anzitutto dobbiamo dire che anche noi abbiamo dovuto riconoscere che questo movimento è un opera dello Spirito Santo, iniziata, sostenuta e guidata da Lui solo. In secondo luogo bisogna dire che apprezzando i valori del Vangelo i “devoti”, nel tempo, iniziano a fare propri gli insegnamenti di Gesù ed anche a testimoniarli. Bisogna dire che finora solo alcuni di loro hanno chiesto il battesimo.
Avete mai ricevuto minacce o attacchi degli estremisti indù per la vostra opera?
Perché dovrebbero? Noi non costringiamo nessuno a venire da noi. Stiamo comunicando liberamente l’insegnamento di Gesù. C’è gente che viene da villaggi e città vicine ed alcuni che compiono anche grandi distanze per partecipare ai satsangs. Tornano a casa trasformati, le loro vite e le loro fatiche sono illuminate eppure continuano a rimanere nella loro cultura. Perché qualcuno dovrebbe perseguitarci?
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