08/03/2011, 00.00
NEPAL
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Kathmandu: donne cattoliche e attiviste per i diritti e la laicità dello Stato

di Kalpit Parajuli
La Chiesa nepalese ha promosso preghiere e attività sociali, aperte anche ai non cristiani. Movimento femminile reclama la fine del traffico di donne, vendute come “schiave” in India e Cina. Donna indù: l’opera dei cattolici ha favorito il miglioramento della condizione femminile.
Kathmandu (AsiaNews) – Garantire i diritti delle donne e promuovere una visione laica del Paese nella nuova Costituzione nazionale. È quanto chiedono per l’8 marzo cattoliche e attiviste per i diritti umani nepalesi, in occasione della Giornata internazionale della donna. Durante un raduno di preghiera nella cattedrale di Kathmandu, un movimento femminile ha inoltre invocato la fine del “traffico di donne nepalesi, vendute come schiave” nei mercati di India e Cina.
 
Le donne cattoliche nepalesi hanno promosso una serie di eventi per celebrare la Giornata internazionale della donna. Il primo, lo scorso 5 marzo, nella cattedrale dell’Assunta a Kathmandu su iniziativa del gruppo Deepshrinkhala, “Catena della vita” in lingua locale. Le donne, cristiane e non, hanno pregato per la pace nel mondo e i diritti dell’universo rosa. Flora Rai, 60enne cattolica, nel corso della funzione religiosa ha affermato che “le donne sono vittime silenziose di tutti i problemi del mondo”, fra cui “conflitti, politica o qualsiasi altro tipo di instabilità che caratterizza una nazione”. Il Nepal, continua l’attivista, non deve colpire le donne “privandole dei loro diritti nella nuova Costituzione”, perché “né i partiti, né il Paese” saranno in grado di raggiungere traguardi “senza la presenza delle donne”.
 
Tra le molte violazioni cui devono far fronte, molte donne nepalesi finiscono per essere vendute come “schiave” sui mercati cinese e indiano. “Lo Stato – sottolinea Rupa Rai, attivista femminile – non deve abusare della loro vulnerabilità”. Tara Nepali, 40enne di fede indù, partecipa con regolarità alle funzioni promosse dai cattolici e grazie al rapporto con la Chiesa ha preso coscienza dei diritti universali. “Fino a due anni fa – dichiara ad AsiaNews – ero totalmente ignara dei diritti delle donne”. Ora, aggiunge, dopo aver incontrato cattolici e attiviste cristiane “posso parlare alle donne dei loro diritti e condividere con loro iniziative volte a proteggerle”. Vittima di abusi in passato, Tara dichiara convinta: “Ora nessuno può torturarmi”.
 
P. Robin Rai, vice-parroco della cattedrale dell’Assunta, sottolinea che le donne devono “dare più valore alla loro vita” e il lavoro della Chiesa cattolica “si muove per aiutarle in questa direzione”. Molte di loro, spiega il religioso, “non sapevano nulla dei loro diritti”, ma ora hanno “i mezzi per lottare” perché vengano rispettati.
 
La Chiesa cattolica nepalese, assieme ad altre organizzazioni come la Caritas, ha promosso una serie di attività a favore della donna. Il lavoro dei volontari cristiani abbraccia oltre 34 distretti nelle zone più remote del Paese, con programmi di sviluppo che riguardano anche l’istruzione femminile.  
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