Kathmandu, apprezzamento Onu per gli sviluppi del processo di pace
di Kalpit Parajuli
Helen Clark, curatore del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), ha visitato il Paese himalayano e tracciato un “quadro ottimistico” per il futuro. Su 13mila ex combattenti, metà ha scelto l’inserimento nell’esercito e gli altri la pensione. Nessuno intende “integrarsi” nella società civile.
Kathmandu (AsiaNews) – Le Nazioni Unite sostengono i recenti sviluppi nel processo di pace in Nepal, che ha portato allo scioglimento delle truppe maoiste e al loro inserimento all’interno dell’esercito regolare o nella società civile. È quanto ha affermato Helen Clark, curatore del programma Onu per lo sviluppo (Undp), durante la recente visita nel Paese himalayano, la prima di un alto funzionario del dipartimento negli ultimi 25 anni. La ex premier neo-zelandese ha incontrato la leadership politica locale, tra cui il Primo ministro Baburam Bhattarai e il presidente Ram Baran Yadav, tracciando inoltre un “quadro ottimistico” per il futuro del Nepal.
“Non ci è stato chiesto un intervento diretto” ha spiegato Helen Clark in un’intervista, perché la transizione è nelle mani delle autorità nepalesi “e questo è giusto”. La comunità internazionale, aggiunge l’alto funzionario Onu, è interessata all’effettivo successo del processo di ricostruzione e “vi sono segnali secondo cui la stragrande maggioranza della gente sta scegliendo per l’integrazione o la buonuscita in denaro”. Kathmandu ha offerto tre diverse soluzioni agli ex guerriglieri maoisti, che hanno deposto le armi dopo più di un decennio di combattimenti: il reinserimento nella società civile, un pensionamento su base volontaria o l’ingresso nell’esercito regolare nepalese. La prima opzione prevede un programma da uno a quattro anni, con un costo variabile dai 6 ai 9mila euro. Quanti scelgono la pensione, invece, potranno beneficiare di una somma tra i 5 e gli 8mila euro, a seconda del grado occupato nella guerriglia in base alla classificazione Onu del 2006. Sono invece 6.500 gli ex guerriglieri che continueranno la carriera militare nell’esercito.
In Nepal vi sono 19mila ex guerriglieri maoisti, di cui circa 13mila già riallineati. Di questi, il 50% ha scelto per l’inserimento fra le file dell’esercito e l’altra metà per il prepensionamento. Nessuno, ad oggi, ha voluto optare per un reintegro nella società civile. Helen Clark chiarisce che Nazioni Unite e Paesi donatori non sono intenzionati a versare ingenti somme di denaro, per pagare pensioni agli ex combattenti secondo una delle tre soluzioni proposte. Ma vi sarà denaro per sostenere altre iniziative del governo, aggiunge il curatore Undp, per dare piena attuazione a un processo di pace “che va portato al termine”.
La guerra civile del Nepal ha contrapposto per 11 anni esercito e guerriglieri maoisti, che combattevano con l'obiettivo di rovesciare la monarchia e istituire la Repubblica popolare del Nepal. Il conflitto si è concluso con un accordo globale di pace tra esercito e maoisti firmato il 21 novembre 2006 davanti a Onu e comunità internazionale. La guerra ha fatto più di 12.800 morti e circa 100mila rifugiati. In questi anni i maoisti si sono sempre rifiutati di consegnare le armi, pretendendo l’inserimento degli ex guerriglieri all’interno delle esercito nazionale. Lo scorso 2 settembre i quadri dei paramilitari hanno accettato il disarmo e consegnato le chiavi degli arsenali dislocati in sette campi di addestramento sparsi su tutto il territorio nepalese.
“Non ci è stato chiesto un intervento diretto” ha spiegato Helen Clark in un’intervista, perché la transizione è nelle mani delle autorità nepalesi “e questo è giusto”. La comunità internazionale, aggiunge l’alto funzionario Onu, è interessata all’effettivo successo del processo di ricostruzione e “vi sono segnali secondo cui la stragrande maggioranza della gente sta scegliendo per l’integrazione o la buonuscita in denaro”. Kathmandu ha offerto tre diverse soluzioni agli ex guerriglieri maoisti, che hanno deposto le armi dopo più di un decennio di combattimenti: il reinserimento nella società civile, un pensionamento su base volontaria o l’ingresso nell’esercito regolare nepalese. La prima opzione prevede un programma da uno a quattro anni, con un costo variabile dai 6 ai 9mila euro. Quanti scelgono la pensione, invece, potranno beneficiare di una somma tra i 5 e gli 8mila euro, a seconda del grado occupato nella guerriglia in base alla classificazione Onu del 2006. Sono invece 6.500 gli ex guerriglieri che continueranno la carriera militare nell’esercito.
In Nepal vi sono 19mila ex guerriglieri maoisti, di cui circa 13mila già riallineati. Di questi, il 50% ha scelto per l’inserimento fra le file dell’esercito e l’altra metà per il prepensionamento. Nessuno, ad oggi, ha voluto optare per un reintegro nella società civile. Helen Clark chiarisce che Nazioni Unite e Paesi donatori non sono intenzionati a versare ingenti somme di denaro, per pagare pensioni agli ex combattenti secondo una delle tre soluzioni proposte. Ma vi sarà denaro per sostenere altre iniziative del governo, aggiunge il curatore Undp, per dare piena attuazione a un processo di pace “che va portato al termine”.
La guerra civile del Nepal ha contrapposto per 11 anni esercito e guerriglieri maoisti, che combattevano con l'obiettivo di rovesciare la monarchia e istituire la Repubblica popolare del Nepal. Il conflitto si è concluso con un accordo globale di pace tra esercito e maoisti firmato il 21 novembre 2006 davanti a Onu e comunità internazionale. La guerra ha fatto più di 12.800 morti e circa 100mila rifugiati. In questi anni i maoisti si sono sempre rifiutati di consegnare le armi, pretendendo l’inserimento degli ex guerriglieri all’interno delle esercito nazionale. Lo scorso 2 settembre i quadri dei paramilitari hanno accettato il disarmo e consegnato le chiavi degli arsenali dislocati in sette campi di addestramento sparsi su tutto il territorio nepalese.
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