Kashmir: a rischio la vita del pastore anglicano che ha battezzato 7 giovani musulmani
di Nirmala Carvalho
Il figlio di Chander Mani Khanna sottolinea le gravi condizioni di salute del padre, arrestato lo scorso 19 novembre con l’accusa di conversioni forzate. Un video diffonde l’odio contro i cristiani. Su Youtube e Facebook i musulmani giurano di bruciare edifici, chiese e scuole cristiane.
Srinagar (AsiaNews) – “Mio padre è in gravi condizioni di salute, soffre di diabete e ha bisogno di continue cure. Temiamo per la sua vita”. È quanto afferma ad AsiaNews Nathan Khanna, 28 anni, figlio di Chander Mani Khanna, pastore anglicano della All Saints Church in Kashmir, accusato dal gran muftì della regione di aver costretto alla conversione giovani musulmani in cambio di soldi. Il pastore è stato arrestato il 19 novembre scorso dopo una denuncia del tribunale islamico locale. Come prova i musulmani hanno mostrato un video, postato su Yuotube e Facebook, che mostra il pastore mentre battezza sette ragazzi musulmani.
“Le accuse mosse contro di lui sono false – afferma Nathand Khanna - quelle immagini mostrano solo una cerimonia non un tentativo di conversione forzata”. La rapida diffusione del video su internet ha scatenato una vera e propria caccia al cristiano che rischia di provocare scontri fra le comunità cristiana e musulmana. Su Facebook sono apparsi diversi commenti di odio nei confronti del pastore: “Giuriamo di uccidere tutti i missionari cristiani e di bruciare i loro edifici, chiese e scuole; mi offro volontario per trovare quest’uomo; dovremmo bruciare questo prete..etc”. Per Nathan tutto questo avviene nella totale indifferenza delle autorità, che non hanno alcuna intenzione di rimuovere il video. “Non ho dubbi che il mio telefono e quello di mia madre siano sotto controllo – afferma – è chiaro che qualcuno in nome della religione sta cercando di provocare i musulmani contro mio padre”. Nonostante le accuse, il giovane si dice orgoglioso di essere figlio Chander Mani Khanna, uomo saldo nella fede e nella sua missione di testimone della verità.
La cerimonia incriminata è avvenuta lo scorso 1° agosto ed è stata ripresa con un telefono cellulare. Il video è apparso su internet dopo il rifiuto da parte di Chander Mani Khanna ad accogliere in una prestigiosa scuola cristiana un conoscente del gran mufti, che 12 giorni dopo ha lanciato una fatwa contro di lui.
Kanta Khanna, moglie del pastore anglicano, racconta che l’accusa di conversione forzata è falsa. “Mio marito – afferma - si è presentato davanti alla corte islamica anche se essa è solo per i musulmani. Quando è entrato nell’aula tutti presenti hanno gridato Allah Akbar”. La donna afferma che i giovani musulmani frequentavano da un anno il corso per prepararsi al battesimo, che avevano chiesto senza alcuna costrizione dopo aver assistito ad alcune attività della comunità cristiana.
“In questi anni – continua - mio marito ha partecipato con alla riabilitazione delle vittime del terremoto lavorando con l’organizzazione non governativa Help Age. Egli si è mosso con l'approvazione dell'amministrazione locale per coordinare la riabilitazione della popolazione colpita dal sisma e non aveva niente a che fare con le attività della chiesa”.
A tutt’oggi Khanna è ancora in carcere. Il Kashmir è l’unico stato a maggioranza musulmana dell’India e non ha leggi anticonversione. La polizia ha arrestato il pastore in base agli art. 153A (persone che promuovono disarmonia, inimicizia o odio sulla base di religione, razza, residenza, lingua o casta) e 295A (persone che urtano i sentimenti religiosi di qualunque classe sociale, con atti deliberati e maliziosi).
“Le accuse mosse contro di lui sono false – afferma Nathand Khanna - quelle immagini mostrano solo una cerimonia non un tentativo di conversione forzata”. La rapida diffusione del video su internet ha scatenato una vera e propria caccia al cristiano che rischia di provocare scontri fra le comunità cristiana e musulmana. Su Facebook sono apparsi diversi commenti di odio nei confronti del pastore: “Giuriamo di uccidere tutti i missionari cristiani e di bruciare i loro edifici, chiese e scuole; mi offro volontario per trovare quest’uomo; dovremmo bruciare questo prete..etc”. Per Nathan tutto questo avviene nella totale indifferenza delle autorità, che non hanno alcuna intenzione di rimuovere il video. “Non ho dubbi che il mio telefono e quello di mia madre siano sotto controllo – afferma – è chiaro che qualcuno in nome della religione sta cercando di provocare i musulmani contro mio padre”. Nonostante le accuse, il giovane si dice orgoglioso di essere figlio Chander Mani Khanna, uomo saldo nella fede e nella sua missione di testimone della verità.
La cerimonia incriminata è avvenuta lo scorso 1° agosto ed è stata ripresa con un telefono cellulare. Il video è apparso su internet dopo il rifiuto da parte di Chander Mani Khanna ad accogliere in una prestigiosa scuola cristiana un conoscente del gran mufti, che 12 giorni dopo ha lanciato una fatwa contro di lui.
Kanta Khanna, moglie del pastore anglicano, racconta che l’accusa di conversione forzata è falsa. “Mio marito – afferma - si è presentato davanti alla corte islamica anche se essa è solo per i musulmani. Quando è entrato nell’aula tutti presenti hanno gridato Allah Akbar”. La donna afferma che i giovani musulmani frequentavano da un anno il corso per prepararsi al battesimo, che avevano chiesto senza alcuna costrizione dopo aver assistito ad alcune attività della comunità cristiana.
“In questi anni – continua - mio marito ha partecipato con alla riabilitazione delle vittime del terremoto lavorando con l’organizzazione non governativa Help Age. Egli si è mosso con l'approvazione dell'amministrazione locale per coordinare la riabilitazione della popolazione colpita dal sisma e non aveva niente a che fare con le attività della chiesa”.
A tutt’oggi Khanna è ancora in carcere. Il Kashmir è l’unico stato a maggioranza musulmana dell’India e non ha leggi anticonversione. La polizia ha arrestato il pastore in base agli art. 153A (persone che promuovono disarmonia, inimicizia o odio sulla base di religione, razza, residenza, lingua o casta) e 295A (persone che urtano i sentimenti religiosi di qualunque classe sociale, con atti deliberati e maliziosi).
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