Kashmir: Critiche a un ministro, per il quale “le conversioni sono anticostituzionali”
di Nirmala Carvalho
Farooq Abdullah, attuale ministro delle Energie rinnovabili, ha sostenuto il verdetto di espulsione contro missionari cristiani, emesso da un tribunale islamico del Kashmir. Il Global Council of Indian Christians (Gcic) ha inviato una lettera ufficiale al premier per chiedere l’allontanamento del ministro dal gabinetto di governo.
Srinagar (AsiaNews) – Il Global Council of Indian Christians (Gcic) chiede al premier Manmohan Singh di espellere dal Consiglio dei ministri Farooq Abdullah (v. foto), attuale ministro delle Energie rinnovabili, per “affermazioni anticostituzionali”. Inviata ieri, la lettera ufficiale si riferisce alle ambigue dichiarazioni rilasciate dal ministro ad alcuni giornalisti. Commentando il verdetto di espulsione decretato da un tribunale islamico del Kashmir contro cinque missionari cristiani, Abdullah ha detto: “Promuovere conversioni è un’attività anticostituzionale. Dobbiamo rispettare la religione dell’altro”. Secondo il Gcic, tali dichiarazioni sono “una vergogna per l’intero governo” e “un’umiliazione per il Paese”.
Tra le personalità interessate dalla sentenza della corte shariatica, vi sono il pastore anglicano CM Khanna e p. Jim Borst, accusati di conversioni forzate e proselitismo dal gran muftì della regione del Kashmir. Il reato del pastore – che per le accuse ha passato 10 giorni in prigione – è di aver battezzato 7 giovani musulmani. Essi, nonostante le pressioni della polizia, hanno sempre dichiarato di essersi convertiti in piena autonomia e libertà. Da tempo p. Borst, missionario olandese di Mill Hill da 49 anni nello Stato, è ritenuto responsabile di proselitismo nelle sue prestigiose scuole. Secondo alcuni, dietro le accuse ci sono in realtà le gelosie e le invidie degli intellettuali islamici.
Nella lettera a Singh, il Gcic afferma: “Nel sostenere l’azione di un tribunale islamico, un ministro federale è sceso al gradino più basso. È una violazione della Costituzione indiana, che garantisce il diritto a tutti i cittadini di vivere in pace”. Secondo l’organizzazione cristiana, “la dichiarazione di Farooq Abdullah insieme al verdetto unilaterale della corte shariatica possono portare a una fatwa (sentenza). Cosa potrebbe accadere se i leader di altre religioni iniziassero a dare ordini a persone di fede diversa?”.
Considerando però la composizione della sua famiglia, le dichiarazioni di Farooq Abdullah spiazzano. La moglie del ministro, Molly, è una cristiana di origine londinese. Una figlia è sposata con Sachin Pilot, indù e attuale ministro delle Comunicazioni. Un’altra figlia è fidanzata con un cristiano sudafricano. Infine, egli stesso – come suo figlio Omar Abdullah, attuale chief minister del Jammu e Kashmir – ha studiato alla Burn Hall School, istituto missionario cattolico di p. Jim Borst.
Secondo Joseph Dhar, un bramino indù convertito al cristianesimo, “le dichiarazioni di Abdullah non devono sconvolgerci. Quando si tratta di islam, anche un musulmano moderato fatica ad andare contro la propria religione”. Forse, sottolinea, “la leadership cristiana in Kashmir dovrebbe essere più forte e difendere i missionari e i sacerdoti colpiti da accuse simili. L’articolo 25 della nostra Costituzione garantisce il diritto di professare, pregare e diffondere la propria religione. Questo sancisce in modo chiaro la legalità delle conversioni”.
Tra le personalità interessate dalla sentenza della corte shariatica, vi sono il pastore anglicano CM Khanna e p. Jim Borst, accusati di conversioni forzate e proselitismo dal gran muftì della regione del Kashmir. Il reato del pastore – che per le accuse ha passato 10 giorni in prigione – è di aver battezzato 7 giovani musulmani. Essi, nonostante le pressioni della polizia, hanno sempre dichiarato di essersi convertiti in piena autonomia e libertà. Da tempo p. Borst, missionario olandese di Mill Hill da 49 anni nello Stato, è ritenuto responsabile di proselitismo nelle sue prestigiose scuole. Secondo alcuni, dietro le accuse ci sono in realtà le gelosie e le invidie degli intellettuali islamici.
Nella lettera a Singh, il Gcic afferma: “Nel sostenere l’azione di un tribunale islamico, un ministro federale è sceso al gradino più basso. È una violazione della Costituzione indiana, che garantisce il diritto a tutti i cittadini di vivere in pace”. Secondo l’organizzazione cristiana, “la dichiarazione di Farooq Abdullah insieme al verdetto unilaterale della corte shariatica possono portare a una fatwa (sentenza). Cosa potrebbe accadere se i leader di altre religioni iniziassero a dare ordini a persone di fede diversa?”.
Considerando però la composizione della sua famiglia, le dichiarazioni di Farooq Abdullah spiazzano. La moglie del ministro, Molly, è una cristiana di origine londinese. Una figlia è sposata con Sachin Pilot, indù e attuale ministro delle Comunicazioni. Un’altra figlia è fidanzata con un cristiano sudafricano. Infine, egli stesso – come suo figlio Omar Abdullah, attuale chief minister del Jammu e Kashmir – ha studiato alla Burn Hall School, istituto missionario cattolico di p. Jim Borst.
Secondo Joseph Dhar, un bramino indù convertito al cristianesimo, “le dichiarazioni di Abdullah non devono sconvolgerci. Quando si tratta di islam, anche un musulmano moderato fatica ad andare contro la propria religione”. Forse, sottolinea, “la leadership cristiana in Kashmir dovrebbe essere più forte e difendere i missionari e i sacerdoti colpiti da accuse simili. L’articolo 25 della nostra Costituzione garantisce il diritto di professare, pregare e diffondere la propria religione. Questo sancisce in modo chiaro la legalità delle conversioni”.
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Leader cristiani per la liberazione del pastore kashmiri, arrestato per conversioni forzate
22/11/2011
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