Kashmir, rilasciato il pastore anglicano che ha battezzato sette musulmani
di Nirmala Carvalho
Ritardo di tre giorni nella liberazione a causa dell’ostruzionismo dell’Associazione legale del Kashmir, che ha minacciato gli avvocati dello Stato. Il Global Council of Indian Christians chiede al governo di garantire protezione al rev. Khanna.
Srinagar (AsiaNews) – Chander Mani Khanna, il pastore anglicano della All Saints Church arrestato per aver battezzato sette musulmani, sarà rilasciato su cauzione. Lo ha stabilito questa mattina la corte di Sranigar, nel Kashmir. Nathan Khanna, figlio del pastore, ha detto: “Stiamo aspettando il suo arrivo a Jammu. È ancora in custodia, ma è al sicuro”. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), lancia un appello al governo del Kashmir affinché garantisca protezione al pastore dopo la sua liberazione. Il rev. Khanna era in prigione dal 19 novembre scorso.
Per due volte (il 27 e il 28 novembre scorsi) un nutrito gruppo di avvocati ha invaso l’aula di tribunale dove si discuteva il caso del pastore e costretto il giudice a rinviare la concessione della libertà provvisoria su cauzione. L’Associazione legale del Jammu e Kashmir infatti aveva chiesto ai suoi membri di non assumere la difesa del rev. Khanna. Un manifesto affisso fuori dall’aula minacciava l’eventuale trasgressore di essere responsabile di ogni possibile conseguenza; di essere espulso dall’Associazione; di non poter più esercitare la professione nello Stato del Kashmir.
Sajan George avverte però che “la sua vita è in serio pericolo. Sei anni fa Bashir Tantray, coordinatore Gcic in Kashmir, è stato ammazzato a colpi di pistola in pieno giorno, davanti alla casa di suo padre. Il governo deve garantire protezione al rev. Khanna quando sarà rilasciato”.
Qualche giorno fa la moglie, Kanta Khanna, aveva parlato al telefono con il marito. “Ero preoccupata per la sua salute – racconta ad AsiaNews –, ha il diabete e molti problemi agli occhi. Invece, il suo unico pensiero era per me e i nostri figli, continuava a rassicurarmi dicendo che Dio era con noi. Mi diceva di trovare la forza nelle Scritture, consigliandomi di leggere il capitolo 10 del Vangelo di Matteo e gli Atti degli Apostoli. Era fragile nel corpo, ma saldo nella sua fede”.
Per due volte (il 27 e il 28 novembre scorsi) un nutrito gruppo di avvocati ha invaso l’aula di tribunale dove si discuteva il caso del pastore e costretto il giudice a rinviare la concessione della libertà provvisoria su cauzione. L’Associazione legale del Jammu e Kashmir infatti aveva chiesto ai suoi membri di non assumere la difesa del rev. Khanna. Un manifesto affisso fuori dall’aula minacciava l’eventuale trasgressore di essere responsabile di ogni possibile conseguenza; di essere espulso dall’Associazione; di non poter più esercitare la professione nello Stato del Kashmir.
Sajan George avverte però che “la sua vita è in serio pericolo. Sei anni fa Bashir Tantray, coordinatore Gcic in Kashmir, è stato ammazzato a colpi di pistola in pieno giorno, davanti alla casa di suo padre. Il governo deve garantire protezione al rev. Khanna quando sarà rilasciato”.
Qualche giorno fa la moglie, Kanta Khanna, aveva parlato al telefono con il marito. “Ero preoccupata per la sua salute – racconta ad AsiaNews –, ha il diabete e molti problemi agli occhi. Invece, il suo unico pensiero era per me e i nostri figli, continuava a rassicurarmi dicendo che Dio era con noi. Mi diceva di trovare la forza nelle Scritture, consigliandomi di leggere il capitolo 10 del Vangelo di Matteo e gli Atti degli Apostoli. Era fragile nel corpo, ma saldo nella sua fede”.
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